Feltre: caso di sospetta Tbc crea allarme in corsia
Un paziente, poi deceduto per altre cause, è stato accolto in vari reparti
Sospetto contagio di Tbc all’ospedale di Feltre
FELTRE.
Un caso di sospetta Tbc in forma contagiosa ha creato grande preoccupazione fra gli operatori sanitari dei reparti dove il paziente, deceduto martedì mattina per altra patologia, è stato accolto. Il laboratorio ha isolato il bacillo della tubercolosi, ma è solo l'esame colturale, per il quale ci vogliono di media dai venti ai trenta giorni, a stabilire se la forma circolata in corsia è contagiosa oppure no.
Nel caso in cui la Tbc sia contagiosa, naturalmente, si muoveranno la medicina del lavoro per fare lo screening a tutte le persone venute in contatto con il paziente, dagli operatori sanitari ai degenti, e l'ufficio igiene per estendere la profilassi ai familiari. Non è allarmato il direttore medico di ospedale, Lorenzo Tognon.
«Ogni anno ci troviamo ad affrontare situazioni come questa», spiega il dirigente. «Ci sono almeno tre casi all'anno di pazienti che arrivano in ospedale e sono positivi al micobatterio senza saperlo. Ci sono forme di Tbc chiuse, che non creano contagio, e forme aperte. L'esame colturale dell'escreato è quello che taglia la testa al toro. Se la forma è contagiosa si provvede a processare, come si dice in gergo, tutte le persone entrate in contatto con il malato».
L'anziano paziente di origine comunitaria si è presentato al pronto soccorso, è transitato per la radiologia, la pneumologia, la cardiologia e infine in rianimazione dove è deceduto. La tubercolosi non è stata causa di morte. Anche se, come dicono sempre gli addetti ai lavori, la Tbc può rimanere latente per anni o per tutta la vita, salvo magari acutizzarsi quando sopraggiunge una malattia acuta o sistemica.
Resta il fatto che la tubercolosi, che si credeva debellata, ritorna di attualità. E se i flussi migratori, soprattutto quelli provenienti dall'Est Europa che importa le forme più resistenti e difficili da curare, hanno contribuito non poco alla ripresa della malattia, nessuno può dirsi immune. Anche nel territorio dell'Usl 2, la forbice fra pazienti comunitari e pazienti extracomunitari tende a restringersi.
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