Feltre: compito rubato al prof e copiatoOtto in condotta a tutta la classe
La sanzione, inflitta indistintamente e resa nota con l’esposizione dei tabelloni dei voti, manda però su tutte le furie chi - percependo la gravità dell’accaduto - avrebbe preteso maggiore giustizia con la punizione solo dei colpevoli che hanno fatto i furbi

FELTRE.
Otto in condotta a tutta la classe. Così sarebbero stati puniti i ragazzi di terza superiore del Colotti che hanno copiato il compito di diritto dopo averlo sfilato dalla borsa dell’insegnante e beffato quelli che complici non sono.
Il compito in classe rubato dalla borsa del prof durante la ricreazione e rimesso a posto dopo aver copiato le domande, starebbe a pagina uno del manuale di Pierino. Almeno una volta ci hanno pensato intere generazioni di studenti. E c’è chi ha messo in pratica la strategia alla lettera, con tanto di sentinelle a fare da palo fuori dall’aula, tra gli alunni di terza ragioneria che un paio di mesi prima della fine della scuola hanno aspettato che l’insegnante lasciasse incustodite le tracce della verifica di diritto per fotografarle col cellulare nell’intervallo e passarle ad alcuni compagni. Ma c’è anche chi ha preferito non fare il furbo ed è tornato a casa sfiduciato: «Se le cose vanno così, è inutile studiare», il succo del commento che dalle mura domestiche ha portato alla segnalazione dell’accaduto nell’ufficio della preside. La sanzione, inflitta indistintamente e resa nota con l’esposizione dei tabelloni dei voti, manda però su tutte le furie chi - percependo la gravità dell’accaduto - avrebbe preteso maggiore giustizia.
Il voto in condotta fa media con la valutazione nelle varie materie, ma l’otto non è un sei che inciderebbe sull’assegnazione dei crediti formativi che si portano alla maturità e fa imbestialire per un atto disciplinare applicato senza distinzioni. «Non bisogna far passare il messaggio che l’imbroglio è quello che paga. Non aiuta i ragazzi e demoralizza chi si impegna», commenta un genitore che preferisce rimanere anonimo. «Uno dei ruoli della scuola è di educare gli adolescenti a capire le proprie responsabilità. Aprire la borsa di un insegnante è una cosa grave e si dovevano prendere provvedimenti nei confronti di chi ha sbagliato invece di punire tutti».
Dopo la segnalazione al dirigente è seguita una riunione con professori, familiari e studenti, il compito incriminato è stato rifatto e al termine dell’anno è stato abbassato il voto in condotta all’intera sezione, «ma così non c’è giustizia. Non è una punizione che educa a non ripetere gesti simili», tuona il genitore. «Dovevano saltare fuori i nomi dei responsabili per correggere i comportamenti scorretti invece di demoralizzare chi si impegna e rispetta le regole, perché la scuola come istituzione deve insegnare anche onestà e giustizia. Si poteva dare una nota o sospendere i responsabili, o magari vietare di portare il cellulare in aula».
Ma una volta segnalato il caso che ha creato una spaccatura all’interno della classe e messo tutti quanti sotto i riflettori con qualche imbarazzo, gli strali hanno avuto eco anche su Facebook, con toni accesi di ripicca: «E’ peggiore la spia del ladro», legge chi ha scelto di smascherare il fattaccio nonostante gli indici accusatori puntati contro e ora si trova con uno stato d’animo di frustrazione.
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