«Vi farò vedere un femminicidio»: condannato un padre di famiglia

Feltre, l’uomo riconosciuto colpevole di maltrattamenti alla moglie. Svolgerà anche lavori di pubblica utilità

Gigi Sosso
Scarpette rosse, simbolo della lotta alla violenza contro le donne
Scarpette rosse, simbolo della lotta alla violenza contro le donne

Minacciò di uccidere la moglie. «Vi farò vedere cos’è un femminicidio» avrebbe detto, alla presenza anche dei figli minorenni e, per questo e altri maltrattamenti, un padre di famiglia è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione in abbreviato.

Il giudice per le udienze preliminari Elisabetta Scolozzi gli ha concesso le attenuanti generiche, perché la richiesta del pubblico ministero Marta Tollardo era salita fino a due anni e dieci mesi.

Il risarcimento danni potrà essere stabilito di fronte al giudice civile, ma è stato accordato un anticipo di 10 mila euro.

Farà anche lavori di pubblica utilità, secondo un programma che sarà elaborato con l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna.

La donna si era costituita parte civile con l’avvocato Gianluca Nicolai, mentre l’imputato era difeso da Abdrea Rui e aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza o contraddittorietà della prova, puntando anche sul fatto che i maltrattamenti (insulti e minacce) sarebbero stati reciproci e, in questo senso, ci sarebbero dei pesanti e significativi messaggi di posta elettronica.

I due si erano sposati nel 2002 e, almeno per un certo periodo, non sarebbero mancati momenti di serenità e piacevole convivenza, prima che la relazione diventasse conflittuale e si arrivasse a definire la causa di separazione.

Lei assicura che i problemi ci sono sempre stati e solo negli ultimi tempi ha deciso di fare la denuncia ai carabinieri di Feltre, l’imputato replica di non aver commesso reati e, se si sono verificati, i maltrattamenti sono stati vicendevoli.

I comportamenti contestati dalla procura sono stati solo a parole e non fisici: nel fascicolo del pm, non sono entrati certificati medici, dopo relativi accessi al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre.

L’imputato era accusato di aver continuamente screditato la coniuge, dicendole che non meritava di vivere, non valeva niente ed era una donna del tutto incapace.

 E di averla anche minacciata apertamente di morte, arrivando a dire «vi farò vedere cos’è un femminicidio» sotto gli occhi e le orecchie dei figli. In questo, consiste l’aggravante applicata ai maltrattamenti.

Non c’è stato bisogno di sentire alcun testimone, ma al tempo della discussione il gup aveva rinviato per repliche e sentenza.

Il 17 dicembre è arrivato il pronunciamento di primo grado. Condanna con la concessione delle generiche, provvisionale sul risarcimento e ulteriore rinvio, stavolta per l’elaborazione del progetto di lavoro. Non c’è, invece, il percorso rieducativo, perché ha rinunciato alla condizionale.

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