Feltre: giocattoli senza marchio CeDenunciato negoziante cinese
Un centinaio di articoli sequestrati tra puzzle, giocattoli e gadget vari: tutto senza marchio Ce che attesta la conformità con le norme per la sicurezza imposte dall’Unione europea. Per questo il titolare del negozio “Grandi magazzini” si ritrova imputato davanti al giudice di pace
FELTRE.
Un centinaio di articoli sequestrati tra puzzle, giocattoli e gadget vari: tutto senza marchio Ce che attesta la conformità con le norme per la sicurezza imposte dall’Unione europea. Per questo il titolare del negozio “Grandi magazzini” si ritrova imputato davanti al giudice di pace.
Il cinese Lin Xiaofeng deve rispondere del mancato rispetto delle norme legate all’articolo 4 del decreto legislativo 313/91 che detta le regole in fatto di sicurezza per giocattoli e oggettistica. Due i controlli eseguiti dalla tenenza della Guardia di finanza di Feltre, accomunati dall’identico reato: il primo il 13 settembre 2009, il secondo il 7 aprile di quest’anno.
In entrambi i casi tra gli scaffali il personale delle fiamme gialle ha trovato vario materiale in apparenza non in regola. Si tratta di giocattoli, di puzzle e altri gadget che fanno le fortune di questo tipo di negozio. Un centinaio di pezzi in tutto per i quali il negoziante difeso dall’avvocato Perera (sostituito dall’avvocato Fogliatto) dovrà fornire una giustificazione plausibile al giudice di pace Nicola Parrocco che si sta occupando del processo. Il materiale è stato messo sotto sequestro dalla guardia di finanza in attesa di poterlo esaminare durante il dibattimento.
Ieri mattina il giudice ha deciso di riunire i due procedimenti in un solo processo che riprenderà il 24 novembre. La strategia difensiva è già disegnata dall’avvocato Fogliatto che punta ad alleggerire la posizione del suo assistito esibendo le regolari fatture che attestano l’acquisto di detti articoli da un grossista italiano, indicato tra i testi da ascoltare. La chiamata in aula dell’azienda che ha venduto ai “Grandi magazzini” gli articoli mira a un doppio obiettivo: da un lato l’azienda potrebbe esibire la documentazione cartacea che attesta la conformità di giocattoli e gadget a dispetto dell’assenza del marchio CE e quindi appianando ogni problema. In alternativa la difesa dell’imputato mira a dimostrare la buona fede del negoziante cinese, ultimo anello di una catena commerciale che presenterebbe guasti all’inizio del proprio percorso.
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