Feltre: insulti e minacce all'ex fidanzata

L'uomo sotto accusa si vendica facendo riaprire un altro processo
L’aula del giudice di pace di Feltre
L’aula del giudice di pace di Feltre
FELTRE. Questione di soldi dopo una relazione spezzata. Un dominicano si trova alla sbarra per ingiurie e minacce all'ex fidanzata cubana, con un presunto prestito di 5 mila euro che lei nega di aver avuto. E qui, azzarderebbe un consumato giallista, la trama si infittisce, pensando al tempismo di un secondo caso giudiziario che segue un percorso completamente autonomo ma vede coinvolti gli stessi protagonisti in ruoli diversi. Nel luglio di due anni fa a Mugnai, tra la ragazza cubana e una connazionale scoppia una zuffa tra pugni, graffi, insulti e minacce da cui scaturiscono due procedimenti a parti inverse, entrambi aperti dal giudice di pace durante il 2010. Chi abbia iniziato la colluttazione è il nodo cruciale. Si cerca di sbrogliare la matassa e uno dei testimoni chiave è proprio il dominicano J.C.S., che all'epoca dei fatti stava ancora insieme alla ragazza. Intanto però la coppia si è lasciata nel 2009 - con la coda avvelenata della denuncia da parte dell'ex fidanzata che imbocca un processo a sé - e quando il dominicano viene chiamato in aula a febbraio 2010 per fare chiarezza sulla lite tra le due donne, indica la ex come la prima ad aver alzato le mani. Un versione che si discosta da quella raccolta nel 2008 dai carabinieri al momento della deposizione e diverge dal racconto di un altro testimone. Così il giudice nell'ultima udienza ha disposto per il 2 febbraio un confronto tra i due testi. Quanto all'episodio approdato ieri davanti al giudice di pace Nicola Parrocco, il dominicano J.C.S. (rappresentato dal legale Triolo) deve rispondere dell'espressione oggetto del capo d'imputazione che avrebbe rivolto all'ex fidanzata R.N.A. (difesa dall'avvocato Resenterra) il pomeriggio del 4 novembre 2009: «Brutta puttana ti stacco la testa dal collo, sei una negra ignorante». Ingiurie e minacce arrivate secondo la parte offesa dopo una serie di telefonate, pedinamenti e lettere. Finché quel giorno l'imputato entra nel bar La Sosta, dove lavora la ragazza, per chiederle indietro un presunto prestito di circa 5 mila euro che lei nega di avere mai avuto, e proferisce la frase incriminata. Per cominciare a fare luce sulla vicenda il procedimento è rinviato al 24 maggio. Ma a complicare le cose, c'è il fatto che J.C.S. non si trova più in Italia da qualche mese.

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