Feltre: la città si interroga sul dopo-Iulm
Addio a corsi universitari, libri e dieci posti di lavoro. Reolon porta il caso in Regione
Da sinistra il consigliere regionale Sergio Reolon, il rettore della Iulm Giovanni Puglisi, il presiden- te della Fondazione università Adriano Rasi Caldogno e il sinda- co di Feltre Gianvittore Vaccari
FELTRE.
Niente più corsi di laurea, addio ai 40 mila libri della biblioteca universitaria, in pericolo dieci posti di lavoro. Il conto del divorzio fra la città e la Iulm è servito. E mentre il comune temporeggia e rischia di perdere anche il patrimonio librario della Cmf, Reolon porta il caso in Regione. «Dopo quattro anni di dichiarazioni, investimenti sul campus universitario e promesse, oggi - a trenta giorni di distanza dalla cessazione dell'attività della Iulm a Feltre - ancora non si sa cosa ci sarà dopo». L'interrogazione presentata ieri in Regione dal consigliere del Pd Reolon riassume in poche righe tutti gli interrogativi di queste settimane: dopo 42 anni Feltre perde l'etichetta di città universitaria, non avrà più corsi di laurea, deve rinunciare ai volumi custoditi alle scuderie napoleoniche e a dieci posti di lavoro. «Qual è la volontà del presidente della Regione?», chiede Reolon. «Manterrà gli impegni assunti? Con quali iniziative e quali tempi? E che risposte darà ai dipendenti Iulm che dal primo gennaio saranno senza lavoro? E che possibilità di studiare avranno i ragazzi bellunesi senza andare via?». Reolon ricorda (e cita, una per una, nel suo documento) le rassicurazioni degli ultimi anni, soprattutto quelle del presidente della Fondazione Rasi Caldogno: «Ci era stato detto che a Feltre sarebbero arrivati altri corsi di laurea e che la realtà del polo universitario non solo non avrebbe subito contraccolpi negativi, ma sarebbe stata rafforzata. Per questo tutti i soggetti coinvolti hanno continuato ad investire nella Fondazione. Dobbiamo pensare che erano solo parole?».
Nel silenzio.
L'interrogazione di Reolon rompe un silenzio quasi surreale. L'amministrazione comunale tace, la Provincia e la Fondazione pure. Il sindaco Vaccari ha liquidato come «un refuso» la notizia che la Iulm si prepara a portare a Milano i 40 mila libri della biblioteca. Da allora non ha più affrontato l'argomento. I suoi rapporti con il rettore Puglisi, è cosa nota, sono pessimi e niente autorizza a sperare nell'apertura di una trattativa con l'ateneo, che avrebbe - al momento - scarse possibilità di successo. Ma la biblioteca è patrimonio della città e nelle ultime settimane in tanti hanno alzato la voce, chiedendo uno sforzo per salvare i libri. Che poi vorrebbe dire salvare anche qualcuno dei dieci posti a rischio.
Un polo librario, perché no?
Nel frattempo anche la biblioteca Cmf si prepara a chiudere. L'ente di via Rizzarda non ha più le risorse per gestire il servizio. E il comune di Feltre non sembra intenzionato a rilevare i 21 mila volumi (oltre ai cd e alle videocassette) per accorparli alla biblioteca comunale. «Servono 21 mila euro per lo stipendio della funzionaria e noi non abbiamo soldi», ha chiarito il vice sindaco Trento. Ma i cittadini raccolgono firme, aderiscono al gruppo Facebook e non si rassegnano, dicendosi pronti anche a sostenere il servizio con una quota annuale. Dieci euro a testa, duemila tessere e le spese sarebbero coperte. Ma non c'è un progetto, mancano idee, i giorni passano e lo spettro della chiusura - o il trasloco a San Gregorio, comune che si è detto pronto ad accogliere libri e impiegata - si sta materializzando. Da gennaio la città potrebbe ritrovarsi con due biblioteche in meno, dieci disoccupati in più, un campus da dieci milioni di euro quasi inutilizzato e scarse prospettive di rilancio sul fronte della formazione. A meno di non volersi accontentare dei master e dei corsi estivi, per pochi giorni e per pochi studenti di passaggio.
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