Feltre: nelle fogne svanisce l'allarme-droga
Non c'è traccia dei consumi da record: «Le prove disperse nei boschi»
FELTRE. Nelle fognature di Feltre e feltrino ci sono risultanze di cannabis, eroina, cocaina, amfetamine e metamfetamine, in percentuali non poi tanto alte da dover gridare all'allarme sociale. A confermarlo è l'indagine dell'Arpav, finanziata dalla Regione e presentata ieri all'Usl di Feltre, che ha campionato in due periodi distinti sei depuratori. Quello che invece non si può campionare è la pipì sversata fra boschi e prati dopo i rave party in casera, luogo di elezione per le aggregazioni dei drogati. A sottolineare il dato che sfugge al monitoraggio scientifico, quello della campionatura e dell'analisi delle acque reflue, e forse anche al controllo sociale, sono stati il comandante della compagnia dei carabinieri di Feltre, Antonio Cavalera, e il coordinatore del dipartimento delle dipendenze dell'Usl 2, Serse Polli. I dati discordanti. La ricerca dell'Arpav suggerita dal capitano Cavalera e sostenuta dal consigliere Dario Bond, è innovativa. Si è trattato di uno studio complesso e comparato con sperimentazioni simili portate avanti nel resto d'Italia e d'Europa. Proprio in questa prospettiva l'indagine ha evidenziato come nel Feltrino la percentuale di droga negli scarichi sia più bassa che a Zagabria, Lugano, Londra, Milano e Mozzanica in provincia di Bergamo. L'applicazione di questa metodologia - illustrata dalle dirigenti Arpav Franca Bergoglio, Emilia Aimo e Francesca Zanon - ha permesso di conoscere quali sostanze sono presenti nel territorio e il loro andamento temporale nel consumo. Tuttavia il risultato è confortante, hanno commentato il consigliere regionale Dario Bond, il direttore dei servizi sociali dell'Usl 2 Alessandro Pigatto e il presidente della conferenza dei sindaci Gianvittore Vaccari: sembra che la droga sia meno diffusa del percepito comune e che le azioni di contrasto e prevenzione portate avanti da operatori Sert e forze dell'ordine siamo buone. In realtà c'è una percentuale di deiezioni che sfugge, quelle disperse nel terreno e quella dei "pendolari". Inoltre, l'indagine non è esportabile in campo clinico, si tratta solo di una stima di consumo che tende alla sottostima del fenomeno. Questi rilievi critici sono venuti dal comandante Antonio Cavalera e dallo psichiatra responsabile del Sert, Serse Polli. «L'orografia feltrina fa sì che i luoghi di aggregazione non siano quelli delle metropoli», ha fatto notare Cavalera. «Nel nostro territorio si organizzano festone in casera, cosa che rappresenta il fattore dominante del mercato della droga». E quanto a coca e a eroina, ha continuato Cavalere, «non siamo secondi a nessuno». Poi c'è il dato delle amfetamine, «non assunte come sostanze d'abuso», ma come comburente ideale delle prestazioni sportive». E quello della poliassunzione: «In cinque mesi», ha detto Cavalera, «ci sono state 43 denunce penali fra conducenti positivi ad alcool e droga e dodici segnalazioni amministrative». Nella sottostima del fenomeno secondo quanto ha detto il comandante dei carabinieri con la conferma di Serse Polli, responsabile Sert, e nella parziale attendibilità della comparazione con altre realtà analizzate circa la concentrazione di metaboliti rinvenuti nell'acqua, influiscono il dato dell'aggregazione drogastica fuori città e gli elevati indici di invecchiamento della nostra popolazione. Il monitoraggio continua. Il consigliere regionale Dario Bond ha proposto di applicare il modello feltrino a tutto il Veneto, intercettando le risorse europee messe in campo per questi progetti. Così ha chiamato a rapporto l'Arpav, invitando l'agenzia ad «analizzare bene e nel dettaglio le acque reflue provenienti da singoli istituti scolastici o luoghi di aggregazione giovanile molto frequentati. E' un modo scientifico per aiutare attività di indagine complesse e avere il polso della situazione sul consumo e sull'abuso di sostanze. E' questa la chiave di lettura per fare prevenzione». Il materiale di laboratorio costa, le risorse umane sono risicate e senza un supporto finanziario esterno per queste iniziative che non rientrano nella programmazione non sono più possibili per l'Arpav. L'incidente diplomatico fra la dirigente Franca Bergoglio, che non ha perso l'occasione di segnalare lo stato in cui versa l'agenzia, e il consigliere Bond, si è chiuso con l'assicurazione che i soldi, come non sono mancati per questa prima tranche di ricerca, non mancheranno neppure per la prossima.
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