Feltre: parte la task force per l'anoressia
Porte aperte fra i servizi per la presa in carico dei vari disturbi alimentari
FELTRE.
Dopo anni di fuga nelle cliniche accreditate per i disturbi del comportamento alimentare, da qualche mese l'Usl ha attivato un gruppo di lavoro per intercettare i casi di anoressia. Nel corso del 2010 sono stati cinque i casi di ragazze prese in carico, per un totale di 37 visite di controllo. Ma il sommerso è preoccupante.
Gli addetti ai lavori, distribuiti fra età evolutiva, pediatria, medicina, Sert, dipartimento di salute mentale e dietologia, sanno che questo fenomeno è in aumento anche nel territorio montano e non è immune dalla diffusione di stereotipi culturali ed estetici che esaltano la magrezza legandola all'idea di bellezza e di culto estetico del corpo. «Può cominciare tutto da una dieta e dall'idea di emulare i modelli che si rilanciano non solo sui media ma anche nei contesti della quotidianità come la scuola», premette Massimo Semenzin, capodipartimento di salute mentale che nella presa in carico dei Dca di competenza psichiatrica è sostenuto dal collega Vito Gallio. «Quello che notiamo nell'ambito del gruppo di lavoro impostato sulla multidisciplinarietà delle competenze, è che l'età media tende ad abbassarsi, attestandosi sui 23 anni, e che spesso il fenomeno viene sottovalutato dalle famiglie nel caso in cui le pazienti siano ancora in età adolescenziale o poco più. Questo ci suggerisce l'idea che il sommerso sia pesante. Anche perché il soggetto con disturbi del comportamento alimentare tipo anoressia, che nei casi osservati riguarda solo donne, non è affatto problematico: si tratta di ragazze brave a scuola e ben inserite nel contesto. All'inizio può essere difficile capire che il comportamento alimentare è deviato e che dietro lo sport praticato in maniera quasi ossessiva si nasconde il disturbo. Così spesso la diagnosi è tardiva, quando magari c'è già in atto uno scompenso organico». L'attivazione del gruppo di lavoro dovrebbe dunque favorire, da parte delle famiglie o dei pazienti singoli se già maggiorenni, un approccio più immediato con i servizi messi in rete. Ma non si può sottacere la caratteristica sperimentale di questa iniziativa che si scontra con la resistenza dei pazienti, i quali non si riconoscono malati fino a quando non subentrano problemi organici, e con la tolleranza culturale nei confronti dei "magri" piuttosto che dei "grassi". Le pazienti che si sono fatte avanti con l'équipe multidisciplinare sono state dieci in tutto, nel corso del 2010. E le porte, adesso, sono aperte del tutto.
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