Feltre: salta l'assistenza ai disabili

Allarme dei sindaci Usl: quasi dimezzata l'attività
L’ospedale, a sinistra il direttore dei servizi sociali Alessandro Pigatto
L’ospedale, a sinistra il direttore dei servizi sociali Alessandro Pigatto
FELTRE. La proposta di piano sociosanitario, con l'azzeramento di 19 milioni di euro erogati alle Usl per i servizi alle fasce deboli, fa rizzare i capelli ai sindaci feltrini: sono a rischio i centri diurni disabili, l'assistenza scolastica ai portatori di handicap e l'inserimento lavorativo. Il presidente della conferenza dei sindaci dell'Usl 2, Gianvittore Vaccari, coinvolge i consiglieri regionali della provincia, dichiarandosi «gravemente preoccupato per le conseguenze». Vaccari elenca infatti le funzioni obbligatorie, quelle delegate all'Usl con fondi regionali, messe a rischio, se non viene riconfermato il finanziamento di 536 mila euro: le attività dei centri diurni disabili che incidono per 465 mila euro di parte sociale, l'assistenza scolastica ai disabili (430 mila euro di parte sociale) e il servizio di inserimento lavorativo (327 mila euro di parte sociale). «Questi servizi sono rispettivamente per il 32,5 (i centri diurni per disabili) e per il 100 per cento (assistenza scolastica e Sil) a carico dei bilanci Usl», spiega il presidente Gianvittore Vaccari ai consiglieri provinciali in Regione. «La contrazione dell'attività reale sarebbe pari al 44 per cento. In concreto, la riduzione dei servizi alle persone disabili nei centri diurni o in assistenza scolastica o ancora in percorsi di inserimento lavorativo tutelato, stante l'assoluta impossibilità per i comuni di far fronte ad una così consistente riduzione di fonti di finanziamento, potrebbe tradursi in 25 utenti adulti disabili gravi non più assistibili in centro diurno, l'azzeramento delle possibilità di sostenere gli inserimenti sociali in contesto lavorativo del Sil per cento disabili, la riduzione del sostegno scolastico del 60 per cento in termini di ore, da dieci a sei ore settimanali di media, o di 28 minori disabili gravi in età dell'obbligo o altri seguiti con interventi di educativa domiciliare». Un quadro allarmante per i sindaci che, se vorranno mantenere integri i servizi, dovranno «rincarare» le tasse dei cittadini. L'aumento prospettato è spaventoso: se adesso la quota procapite è all'incirca di un euro e quaranta centesimi, per coprire il gap bisognerebbe superare i sette euro per ogni cittadino. L'impossibilità di questa previsione è chiara al vicepresidente dell'esecutivo dei sindaci Usl, Oscar Dall'Agnol che rappresenterà l'organismo a Montecchio Precalcino, domani, quando sarà presentato il piano sociosanitario regionale. «La proposta di bilancio 2011 con l'azzeramento del fondo sociale regionale ci mette tutti in allarme», premette il vicepresidente. «E' fondamentale che alla nostra Usl, che già ha pagato pegno pur dimostrandosi virtuosa a livello economico-gestionale, sia riconosciuto lo stesso finanziamento degli anni 2009 e 2010 con la maggiorazione del 25 per cento destinata alle aree disagiate. Già ci confrontiamo ogni anno, in fase di approvazione del bilancio economico preventivo, sulle poche decine di centesimi di aumento. Figuriamoci se adesso dai centesimi si passa agli euro». Se la proposta di bilancio per il 2011 cancella oltre 19 milioni di euro da erogare alle Usl per il sostegno dei servizi in quota parte con i comuni, quello pluriennale seguirà giocoforza il trend. Lo fa capire il direttore dei servizi sociali dell'Usl 2, Alessandro Pigatto che confida sulla sensibilità politica dei sindaci. «Il picco delle restrizioni finanziarie è previsto per l'anno prossimo», spiega il dirigente. «E se da un lato essenzializzare i servizi è un atto opportuno dal punto di vista aziendale, dall'altro è più che legittimo che la parte politica ne difenda i livelli essenziali a favore delle fasce deboli della popolazione».

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