Feltre, sangue in eccesso «ceduto» alle Usl trevigiane
Le sacche dell’ospedale di Feltre con scadenza ravvicinata non si buttano ma si inviano altrove per la trasformazione in emoderivati
FELTRE.
Donazioni in lieve calo, ma di sangue ce n’è tanto da rischiare la scadenza. Succede al Santa Maria del Prato dove, su dati aggiornati ai primi sei mesi dell’anno, si è assommato un centinaio di donazioni in meno. Questo non pregiudica nemmeno le “esportazioni”. Anzi: le sacche di globuli rossi in odore di scadenza sono riconvertite in emoderivati negli ospedali trevigiani.
Questo è quanto emerso dal recente confronto del comitato aziendale sul buon uso del sangue, presieduto dal direttore sanitario di area medica Lorenzo Tognon e dal primario del servizio immunotrasfusionale Giovanni Di Mambro. Oltre all’approvvigionamento di sangue dell’ospedale di Padova, con cui Feltre ha avviato una collaborazione ormai consolidata, al Santa Maria del Prato non si spreca nulla, anche se globuli rossi e componenti emoderivate ce ne sono in abbondanza. «Così il nostro primario il cui servizio dispone di sacche in grande quantità, quando vede che il sangue intero non viene utilizzato e si avvicina alla data di scadenza, invia tutto a Conegliano per la trasformazione in emoderivati, cioè piastrine e plasma», spiega Saverio Marchet, presidente dell’associazione donatori feltrini.
«Nonostante il calo lieve di donazioni e il potenziale aumento del fabbisogno per la traumatologia stradale che si registra maggiormente nel periodo estivo», continua Marchet, «il servizio non ha mai avuto alcuna emergenza dovuta alla mancanza di sangue o di gruppi sanguigni richiesti».
Ma l’attenzione dell’associazione resta alta. «Consideriamo il calo di donazioni un fattore fisiologico. Ma come presidente ho sollecitato tutti i capisezione a contattare i donatori e invitarli a presentarsi al servizio. C’è infatti una percentuale di persone che donano saltuariamente e che andrebbero sollecitate alla sistematicità. Ma la tipologia prevalente dei nostri donatori fa sì che ci sia più sangue del fabbisogno e che, in caso di emergenza anche se improbabile, i donatori con il gruppo sanguigno richiesto siano subito rintracciabili».
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