Feltre: sanità senza soldi, servizi a rischio

Protesta dei sindaci: dimenticato il bonus-montagna
La sede del consultorio, a sinistra Maria Teresa De Bortoli
La sede del consultorio, a sinistra Maria Teresa De Bortoli
FELTRE.
Il piano di zona, approvato all'unanimità della conferenza dei sindaci Usl, è più corposo perché durerà cinque anni. Ma le progettualità, che integrano le analisi per otto aree, rischiano di rimanere per più parti un libro dei sogni a causa della contrazione dei trasferimenti regionali. E sono finiti i tempi in cui a pagare erano i comuni.  Questo vale soprattutto per l'area famiglia e giovani. Il taglio regionale del quindici per cento sui servizi sociali ha delle pesanti ripercussioni sulle attività del consultorio per quanto riguarda le funzioni preventive. Il sindaco di Pedavena, Teresa De Bortoli, non ha mancato di esternare le sue preoccupazioni davanti ai colleghi della conferenza e dei dirigenti Usl, il dg Bortolo Simoni e il direttore sociale Alessandro Pigatto.  «Noi andiamo ad approvare un piano di zona entro i termini previsti, ma non vorremmo ritrovarci, dal primo gennaio, con il depotenziamento di alcuni servizi che sostengono le famiglie e le politiche sociali orientate ai territori più periferici. La prevenzione e l'attività svolta dai consultori in tal senso possono contenere fenomeni di ragazzi fuori controllo che costano alle comunità infinitamente di più rispetto al mantenimento dei servizi mirati».  Alla contrazione delle risorse si aggiunge la "dimenticanza" da parte della Regione di quella maggiorazione, pari al venticinque per cento, riconosciuta alle zone di montagna e di cui queste hanno beneficiato fino all'anno scorso. Un'omissione stigmatizzata dal sindaco di San Gregorio nelle Alpi, Ermes Vieceli, che ha invitato i colleghi a «non accettare che la Regione dica alla nostra Usl che ci dà gli stessi soldi dell'anno scorso, togliendo invece il venticinque per cento della maggiorazione per la montagna e distribuendo quei soldi fuori dei confini dei territori disagiati, in pianura tanto per fare un esempio». Il presidente della conferenza dei sindaci, Gianvittore Vaccari, ha così chiesto a Vieceli di produrre un emendamento politico da trasmettere in Regione, oltre a proporre la costituzione di un gruppo di lavoro per l'utilizzo dei fondi per i comuni di confine, grazie al patto Galan-Dellai. Un suggerimento arrivato dal sindaco di Seren del Grappa, Loris Scopel. Il quale ha ribadito l'importanza di presentare un progetto sociale incentrato sulle carenze finanziarie delle singole aree di azione, dagli anziani ai minori, passando per la disabilità e per la nuova povertà, inserita come new entry fra le voci del piano di zona. A favore del welfare, ha detto Scopel, «dobbiamo scegliere di sacrificare le opere pubbliche e di investire nel sociale per non creare situazioni di grave sofferenza. Ma la quota aggiuntiva derivante dalla legge Galan Dellai è imprescindibile».  I tagli al sociale nel Veneto ammontano a settanta milioni di euro. E si riflettono sulle quote per gli anziani non autosufficienti.  Questo, hanno puntualizzato alcuni sindaci primo fra tutti Vieceli, ha inevitabili ricadute sulle famiglie del congiunto disabile o sui comuni in caso di incapienza del nucleo familiare.  I tagli a destra e a manca che non risparmiano né sanitario né sociale, impongono delle scelte dolorose. Ed è quello che ha suggerito il direttore sociale Alessandro Pigatto: il potenziamento del consultorio resta congelato perché soldi non ce ne sono più. Ma nei Lea resta la parte sanitaria, per quanto riguarda l'attività psicologica e sociale a favore dei minori. L'elenco delle priorità andrà rivisitato.

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