Feltre sott’acqua nel 2012 ha avviato la prevenzione
FELTRE. Con le ginocchia nel fango per l'alluvione di San Martino del 2012, la neoeletta amministrazione Perenzin si è rialzata con un obiettivo: «Fare una corretta pianificazione urbanistica per prevenire eventuali situazioni di disagio e consentire un'occupazione sostenibile del territorio».
Il tema ha appassionato l'assessore ai lavori pubblici Adis Zatta al punto da portarlo a seguire ogni sviluppo del caso. Ne sono scaturite un’analisi approfondita del contesto con evidenziata ogni criticità, come nel Piano di intervento su Mugnai, e una planimetria del disastro in scala 1 a 5000, per lasciare agli atti una traccia di quel che era successo.
Da allora l’approccio è stato duplice: prendere posizioni politiche rispetto a situazioni delicate (come Mugnai, appunto) e cercare i fondi necessari per risolverle. «Secondo le carte in nostro possesso, prima di quell’11 novembre non c'erano zone con evidenti problemi di allagamento, perché probabilmente una cosa del genere non era mai successa in passato», afferma Zatta, «dopo l'alluvione ci siamo impegnati a fare un censimento analitico dei problemi, approvato poi in giunta assieme alla planimetria, perché era importante ratificarlo. Anche perché per noi i danni hanno superato i 4 milioni di euro».
Poi nel 2014, stesso periodo, c'è stata la colata sopra Villaga: «Un residente mi ha detto che nemmeno nel '66 era venuta giù tutta quella roba», racconta l'ingegnere, «questo vuol dire che il tempo è cambiato, ma anche che certi fenomeni sono imprevedibili e sempre più ricorrenti».
A proposito della confusione di competenze criticata da Zanolla, quella volta l'assessore ha chiamato attorno al tavolo «tutti gli enti, così da suddividerci le azioni per responsabilità». Al Comune ad esempio compete lo smaltimento delle acque, mentre al Genio civile o ai Servizi forestali il corpo idrico. In quota dev’esserci comunque una corretta gestione del bacino. «La forte urbanizzazione, l'abbandono della montagna, le piogge improvvise e abbondanti sono il male del nostro tempo», afferma, citando inconsapevolmente quanto detto sopra dai geologi, «è qui che entra in gioco la corretta pianificazione del territorio: non possiamo costruire piazzali, case, parcheggi e strade dove ci pare. Dobbiamo fare un'attenta valutazione del contesto e dare delle indicazioni ai cittadini, anche se questo non ci compete». L'accorgimento dovrebbe arrivare dagli stessi privati, ma la cura del territorio passa anche attraverso scelte amministrative rigorose. A Mugnai ad esempio, dove ad ogni pioggia mezza frazione finisce in acqua, la scelta è stata di impedire ogni nuova edificazione, almeno finché non saranno fatte le opere necessarie per regimare il problema. Prevenire è meglio che asciugare.
Francesca Valente
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