Feltre: suicidi, la frontiera in ambulatorio

Psichiatria e medici di base insieme per potenziare la prevenzione
L’Usl punta sui medici di base per ridurre i casi di suicidio
L’Usl punta sui medici di base per ridurre i casi di suicidio
FELTRE. Fra suicidi e tentati suicidi le Usl montane, quelle di Belluno e Feltre, hanno i valori più alti della regione. Il direttore del dipartimento di psichiatria, Massimo Semenzin, punta sul lavoro di rete con i medici di base mettendo a disposizione le risorse e garantendo l'accesso diretto al servizio. Ma l'aggiornamento costante dei medici di famiglia che devono acquisire gli strumenti per intercettare i pazienti a rischio, per il primario psichiatra Semenzin, è il primo passo per far fronte al fenomeno. I suicidi, nel corso del 2010, hanno inciso per sei casi segnalati al servizio di psichiatria con una prevalenza di maschi in un rapporto di tre a uno. Ma ci sono una percentuale di tentati suicidi da non sottovalutare e un significativo sommerso che nei territori montani è motivato da due fattori: la morte volontaria è ancora un tabù e questo spingerebbe a nascondere il fatto considerato disdicevole per la famiglia. Il secondo ha a che fare con la diffusa convinzione che il suicidio sia legato a disturbi psichiatrici ereditari con la tendenza a tenere nascoste le morti autoindotte. Ed è su questi aspetti che il primario Semenzin con la sua équipe si propone di interagire. Con i medici di famiglia e con la città promuovendo incontri «per parlare di suicidio, per informare la popolazione che ci sono tutte le risorse in campo per far fronte al male di vivere e per spiegare che anche dalla depressione si può guarire con i farmaci e la psicoterapia», premette Semenzin. «Si deve tener conto che i due terzi di chi mette in atto il suicidio, nel mese precedente contatta il proprio medico curante e che molte persone che compiono il gesto non sono mai entrate in contatto con i servizi psichiatrici. Da qui nasce l'importanza di consolidare il rapporto fra medici di base e medici psichiatri. Il collega del territorio deve stringere una collaborazione con il servizio di psichiatria ogni volta che intercetta situazioni di rischio, cercando di vincere le resistenze del paziente che va indirizzato allo psichiatra. Da noi l'accesso è diretto. Per il paziente che ha bisogno di aiuto e che non è in grado di esprimerne la richiesta, l'intercessione del medico curante è strategica». I disturbi dell'umore, magari intrecciati con l'alcolismo, sembrano essere la prima causa del gesto estremo. Ma questi si curano, tiene a sottolineare il primario, disponibile a programmare, magari in collaborazione con l'associazione Diapsigra e con il pieno sostegno della direzione sociale dell'Usl, molti incontri informativi ai fini della prevenzione. «Bisogna parlarne e stimolare un dibattito su questo aspetto facendo capire alle persone che si può uscire anche dalle situazioni più drammatiche».

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