Ferroli di Alano, sempre più vicina la chiusura della fabbrica
ALANO DI PIAVE. Cosa succederà dopo il 17 settembre, quando finirà il secondo e ultimo anno della cassa integrazione straordinaria per i 130 dipendenti della Ferroli di Alano? Se lo sono chiesto i sindacati di categoria, che qualche giorno fa sono andati al Ministero dello Sviluppo economico a Roma per presentare un piano di gestione della crisi che prevede la possibilità di avere una proroga degli ammortizzatori sociali per almeno altri 18 mesi.
Consapevoli che la situazione per la Ferroli si sta aggravando, le parti sociali hanno voluto dare il loro contributo per risolverla nella maniera meno impattante possibile. E così tutti insieme hanno steso un piano di gestione della crisi che è stato presentato al ministero. Un incontro che ha visto anche la costituzione di un coordinamento sindacale nazionale sulla Ferroli per mantenere sempre aperti i canali di comunicazione tra azienda e sindacato.
«Il piano», precisa Paolo Agnolazza della Fim Cisl, «intende offrire un modello di gestione della crisi a cui partecipano non solo i sindacati, ma anche l’azienda, il ministero e le Regioni Veneto ed Emilia Romagna. Le nostre proposte prevedono da un lato anche dei percorsi di riqualificazione e formazione dei dipendenti, dall’altro anche la richiesta di ulteriori 18 mesi di cassa».
«Di fronte alla nostra proposta», prosegue Agnolazza, «il ministero ci ha chiesto di elaborare qualcosa di più strutturale e per questo abbiamo chiesto il sostegno dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per il lavoro. Contiamo entro la fine di maggio di stendere il documento, che, se dovesse strappare l’appoggio del ministero dello Sviluppo economico, dovrà servire per chiedere al dicastero del Lavoro una proroga degli ammortizzatori sociali. Sarà un’impresa difficile: non è detto che riusciremo ad avere questa proroga, ma ci proveremo».
Ricordiamo che la Ferroli nell’estate del 2016 aveva proclamato 600 esuberi complessivi, praticamente la metà della forza lavoro dei suoi stabilimenti di San Bonifacio-Villanova (Vr) e Alano di Piave. Quest’ultimo stabilimento, tra le altre cose, nel piano di rilancio della società dovrà essere chiuso. E mentre nella fonderia di San Bonifacio i dipendenti pur di mantenere il posto di lavoro hanno deciso di costituirsi in cooperativa lavorando così come terzisti per la stessa Ferroli, quest’ultima ha precisato l’intenzione di esternalizzare anche la logistica e i magazzini.
Ad Alano, lunedì ci saranno le assemblee coi lavoratori per precisare la situazione. «Per ora, stando così le cose, non c’è possibilità di evitare la chiusura dello stabilimento», precisa Agnolazza, che prosegue specificando che «se una parte dello stabilimento alanese sta per andare in gestione d un imprenditore non appena saranno superati alcuni intoppi burocratici, per l’altra parte è svanita, invece, la possibilità di vendita a un acquirente che si era presentato. E così si riparte daccapo».
L’unica possibilità è far partire i corsi di riqualificazione e i tirocini. Ma anche qui c’è un intoppo: dovrebbe essere la Ferroli a pagarli, ma l’azienda ha già precisato di non averne intenzione, e la Regione dal canto suo non lo ha mai fatto.
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