Ferroli, licenziati tutti i dipendenti
Alano. L’azienda ha aperto la procedura per i 109 lavoratori. Il sindacato: «Ci opponiamo, serve un incontro a Roma»
ALANO DI PIAVE. Quello che si temeva da tempo, purtroppo è diventato realtà: la Ferroli ha deciso di aprire la procedura di licenziamento collettivo per 404 dipendenti del gruppo. Più di cento solo nello stabilimento di Alano, i restanti divisi tra Verona e Siena. Si oppongono i sindacati che chiedono un incontro urgente al ministero dello Sviluppo economico per capire meglio se ci sono i termini per poter recuperare questo stabilimento, chiuso nei fatti da un anno, visto che non c’erano ordini.
«Questa decisione ce l’aspettavamo ma non credevamo che potesse riguardare tutti gli stabilimenti», commenta Luca Zuccolotto, segretario della Fiom Cgil. «Questo significa che la società sta seguendo pedissequamente il piano che aveva presentato qualche tempo fa e credo che non ci siano possibilità per un appello: tutti quei consigli e suggerimenti venuti dal ministero per rivedere e ridiscutere il piano sono rimasti lettera morta».
«Se si esclude l’operazione cooperativa e l’uscita volontaria di alcuni dipendenti avvenuta negli ultimi mesi, di fatto l’azienda conferma di non avere fatto nessun passo in avanti nel trovare soluzioni atte a ridurre l’impatto occupazionale», dicono le segreterie di Fiom Cgil e Fim Cisl. «Il piano industriale presentato risulta a questo punto del tutto insufficiente per rilanciare l’azienda e risponde a logiche sostanzialmente finanziarie».
«In un anno», proseguono, «la direzione è semplicemente corsa ai ripari senza presentare un piano organico di interventi e di investimenti che rilanciasse anche da un punto di vista industriale la Ferroli. In questo modo si rischia anche di mortificare il lavoro portato avanti in questi mesi con le istituzioni per il cosiddetto piano di azione sottoscritto in Regione Veneto a marzo e presentato al ministero dello Sviluppo economico nell’aprile scorso in cui si dava il via un percorso di riqualificazione dei lavoratori».
I sindacati non ci stanno: «Chiederemo alla società di ritirare la procedura di licenziamento, oltre a un tavolo a Roma per verificare se esista la possibilità di recuperare qualche posto nel corso dell’anno. Se è una questione di tempo», prosegue Zuccolotto, «il governo dovrà modificare le leggi, prevedendo altri ammortizzatori sociali. Domani mi attiverò con la Provincia, per fare un tavolo. Ricordiamo che i lavoratori hanno rinunciato a tutti i loro premi per poter sostenere l’azienda in questo momento di crisi. Ma sono stati ripagati».
Preoccupata anche la prima cittadina di Alano, Serenella Bogana, che ha sempre seguito la vicenda da vicino. «Purtroppo questo momento era atteso e ora ci troviamo con più di 60 persone che rimarranno sul territorio senza un lavoro». «Se 14 dipendenti sono prossimi alla pensione e una trentina ha già trovato un posto a tempo determinato, restano 58 inoccupati e sette persone che distano tre anni dal pensionamento», rimarca il sindaco. «Per cercare di superare questa situazione, qualche settimana fa siamo andati anche dal Prefetto per provare a sensibilizzare il governo su questo fronte. L’azienda non è mai stata chiara sulle proprie intenzioni, altrimenti i dipendenti avrebbero potuto trovarsi un lavoro, invece hanno atteso credendo alle promesse della società».
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