Finanziaria, centri per l’impiego a rischio

Le minori risorse destinate alla Provincia potrebbero ridurre il finanziamento per il personale
02/10/01 TV. Nuova sede del collocamento. (Rea)..© Paolo Balanza
02/10/01 TV. Nuova sede del collocamento. (Rea)..© Paolo Balanza

BELLUNO. C’è il rischio concreto che i centri per l’impiego chiudano per la mancanza di risorse e con essi che il personale venga presumibilmente portato in Regione. A fare cosa, ancora non si sa.

L’allarme lo hanno lanciato nei giorni scorsi l’Anci e l’Unione delle Province italiane (Upi), evidenziando come questo problema sia stato innescato dai tagli previsti dalla legge finanziaria e anche dal Jobs Act.

Della situazione è a conoscenza anche palazzo Piloni che su questo fronte sta lavorando per quantificare l’entità del problema e i risvolti per il personale. «La situazione la conosciamo», precisa il consigliere provinciale Silvia Tormen con delega al lavoro, «e di questo se ne sta occupando anche la collega Bogana che avendo il bilancio in mano sta facendo le dovute verifiche anche su questo punto».

Attualmente sono quattro i centri per l’impiego nel Bellunese. Ma da quando è iniziata la crisi, a livello di governo centrale, si è diminuito l’investimento sui servizi per l’impiego, passando dai 900 milioni del 2007 ai 450 milioni del 2012. Una decisione che sicuramente è andata controcorrente rispetto ai reali bisogni dei territori laddove sono aumentate le persone senza un impiego e che quindi necessitano di avere un punto di riferimento per incrociare domanda e offerta di lavoro. Ma diminuendo le risorse si sono diminuite anche le possibilità che questo avvenga.

A livello nazionale, come evidenzia anche “workmagazine” (sito specializzato in tematiche di lavoro) sono diminuiti gli operatori adibiti a questa funzione, per cui si è passati da un operatore ogni 150 a un operatore ogni 250 disoccupati. A tutto ciò si è aggiunto anche il blocco del turn over del personale che ha fatto sì che gli addetti andati in pensione non siano stati sostituiti.

Intanto, il sistema privatistico è limitato perché regionalizzato. Ora dal primo gennaio 2015 con il taglio delle risorse di un miliardo per le Province e la mancata conferma anche delle competenze a questi enti, potrebbe portare ad una grave insicurezza sulla capacità degli enti locali di pagare gli stipendi degli operatori rimasti nei centri per l’impiego.

Il problema, come l’Anci e l’Upi hanno evidenziato, è che «le iniziative come Garanzia Giovani che è un programma nazionale di politiche attive e lo Josb Act rischiano di non avere le opportunità per poter partire, oltre al fatto che mancherebbero gli strumenti necessari per utilizzare le risorse messe a disposizione non solo per le politiche attive, ma anche per la formazione e reimpiego.

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