Finisce senza condanne il processo a Salmaso

BELLUNO. Il primo pensiero è andato ai figli, coinvolti loro malgrado in questa lunga vicenda. Il secondo alla città di Belluno, dove «qualcosa ho fatto». Ma alla fine ciò che conta è che «la verità» sia emersa. Si è concluso con la prescrizione per i reati di lesioni e violenza privata e con l’assoluzione dall’accusa di sequestro di persona il lungo processo a carico di Danilo Salmaso, padovano, ex comandante della polizia locale di Belluno e anche di Treviso, del vigile Cristina Fistarol e di suo marito Roberto Pinton, autista comunale. Un caso che gli stessi legali degli imputati hanno definito «lungo e difficile».
La sentenza di primo grado pronunciata ieri dal giudice Antonella Coniglio del tribunale di Belluno è arrivata a quasi dieci anni dai fatti contestati. Secondo l’impianto accusatorio il 5 settembre 2008 l’italo-brasiliano Edvanei Fernandes Pereira sarebbe stato vittima di un’aggressione nel comando dei vigili urbani di Belluno al quale avrebbero preso parte Salmaso, Fistarol e Pinton. I dettagli di quella giornata sono stati ricostruiti nel dettaglio nella lunga istruttoria che ha visto in questi anni anche la necessità di ricorrere ad una rogatoria internazionale per ascoltare un “superteste”.
La discussione di ieri, che ha visto confrontarsi in aula il pubblico ministero Roberta Gallego, il legale della parte civile Giovanni Degli Angeli, il difensore di Fistarol e Pinton, Paolo Patelmo, e quello di Salmaso, Luigi Martellato, ha condensato in appena tre ore anni di dibattimento e si è giocata in gran parte sulla credibilità delle testimonianze di Pereira e del testimone oculare Gianni Florian. Nonostante per i reati di lesioni e violenza privata sia intervenuta negli ultimi mesi la prescrizione il pm Gallego ha voluto comunque vagliare le accuse per poter poi formulare una richiesta di assoluzione (articolo 530 II comma) per il reato di sequestro di persona. Una discussione sul filo del diritto che ha puntato sull’assorbimento nei reati precedenti dei comportamenti contestati agli imputati per il sequestro di persona. La prospettiva non ha visto d’accordo il difensore di parte civile che ha chiesto un risarcimento totale di 50 mila euro (25 mila a Salmaso, 10 mila a Fistarol e 15 mila a Pinton).
Dettagliata ma allo stesso tempo avvincente l’arringa dei difensori degli imputati. Sia Patelmo che Martellato hanno voluto ricordare in aula un’intercettazione del 12 settembre 2008 in cui Pereira dichiarava: «Io ho fatto come mi hanno detto di fare, questo processo non è fatto per me ma per la Digos». «C’erano due indagini parallele su false patenti» ricorda Patelmo. Il giudice Coniglio, al termine di una breve camera di consiglio, ha assolto tutti gli imputati dall’accusa di sequestro di persona perché il fatto non costituisce reato mentre per le altre accusa la sentenza è di non doversi procedere per prescrizione. Un finale che non preclude, per Pereira, la possibilità di chiedere un risarcimento in sede civile.
«Chi rifonde me e i miei figli di tutto questo tempo?» si è domandato Salmaso al termine dell’udienza, «per fortuna la verità è venuta fuori». L’ex comandante, oggi consulente per la motorizzazione civile, si rammarica perché «all’epoca avevo ricevuto alcune proposte da Ancona e Cremona alle quali ho rinunciato». Ma non è tutto qui. Ripensando al periodo passato sulle Dolomiti Salmaso aggiunge: «Mi dispiace perché io a Belluno qualcosa ho fatto, penso ad esempio all’impianto di videosorveglianza: l’ho messo su io».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi