Finiti i lavori a Palazzo Bembo che sarà il museo archeologico

Al piano terra nove stanze dedicate ai reperti locali più rilevanti. Ai piani superiori la didattica

belluno. Il trasloco delle collezioni cittadine dal vecchio museo civico di Piazza Duomo a Palazzo Fulcis sarà completo solo a fine anno, quando aprirà il museo archeologico a Palazzo Bembo. In questi giorni i lavori di restauro del complesso cinquecentesco di via Loreto, che faceva parte dell’ex ospedale, sono stati dichiarati ufficialmente conclusi e ora parte il lavoro per il progetto espositivo. . «Il piano iniziale», spiega l’assessore alla cultura Marco Perale, «è ormai datato e le condizioni sono cambiate, come ha sottolineato anche la Soprintendenza, perché i ritrovamenti degli ultimi vent’anni, in particolare la scoperta di un villaggio neolitico, hanno messo in evidenza che Belluno era uno dei siti tra i più interessanti d’Europa nella preistoria. Data l’unicità di queste scoperte, si è deciso di ampliare lo spazio dedicato alla preistoria».

Un archeologo nominato dalla Soprintendenza ha già fatto una revisione del materiale esistente all’ex museo civico (circa 50 casse) e di quello proveniente da Belluno ma presente tra Venezia e Padova, oltre a una ricognizione del materiale non esposto ritrovato negli ultimi vent’anni per stabilire cosa dovrà trovare posto a Palazzo Bembo.

«In Piazza Duomo avevamo due sale dedicate al museo archeologico», ricorda Perale, «mentre al Bembo ne avremo nove, tutte al piano terra, quindi ci sarà spazio per un’esposizione rappresentativa dell’archeologia bellunese e quasi tutte le raccolte troveranno il giusto respiro, anche quelle mai viste dal pubblico come le monete. Con la ricognizione in mano, il Comitato scientifico nominato prima di Natale deciderà poi il piano espositivo e un architetto si occuperà, infine, dell’allestimento definitivo». Il Comune è a caccia di finanziamenti, prima di tutto per le vetrinette.

Salendo oltre il piano terra, gli altri volumi di Palazzo Bembo avranno una destinazione mista: «Anche in questo caso bisogna fare i conti con una realtà che è cambiata radicalmente», fa presente Perale. «Gli anni delle grandi mostre, quelle che abbiamo organizzato tra il 2002 e il 2007, sono passate perché non ci sono più le risorse necessarie. Quando è iniziato il recupero del Bembo quindici anni fa si pensava di creare un grande polo espositivo, ma oggi non possiamo più permetterci di limitarci a questo». In caso di necessità, dunque, il Bembo sarà comunque la casa delle grandi mostre, ma nel frattempo quegli stessi spazi verranno utilizzati per la didattica, con la business school della Luiss e l’università di pedagogia, che avranno a disposizione aule dalla destinazione “elastica”.

L’esperienza con la Fondazione Teatri si amplierà anche al Bembo: «La capacità operativa della Fondazione è fondamentale», conclude l’assessore, «e ci dà un vantaggio importante, quindi anche il museo Bembo verrà dato in gestione alla Fondazione. Considerata la conformazione del museo archeologico, tutto dislocato su un unico piano, basteranno due persone in più e quindi i costi potranno essere spalmati in maniera più efficiente. Inoltre la Fondazione ha avviato ottime collaborazioni con i privati». —

I.A.

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