Fisciot, monito del vescovo: i politici al servizio dei cittadini

E' tornata in città la festa dedicata a Maria Addolorata. In calo le bancarelle, ma soprattutto i visitatori

BELLUNO. «Ogni autorità deve essere a servizio dei cittadini, non deve essere tracotante e superba, deve innalzare chi è destinatario a ricevere il servizio, cioè i più umili». È questo il monito (e l’invito) che il vescovo Giuseppe Andrich ha rivolto ai presenti durante l’omelia della Festa della Madonna Addolorata. Pochi i politici a sentire le sue parole, pronunciate nella chiesa di Santo Stefano a conclusione della processione per le vie della città. C’era solo il sindaco Massaro, accompagnato dal vice prefetto De Stefano e dai rappresentanti della Forze armate, oltre che dal comandante della polizia municipale Dalla Ca’.

È stata l’ultima omelia da vescovo di Belluno-Feltre, di Andrich, in occasione di una Addolorata. Il 24 aprile entrerà infatti il nuovo vescovo designato, mons. Marangoni. La processione, molto partecipata, si è come al solito snodata tra le vie del centro di Belluno, passando in mezzo alle bancarelle della sagra dei Fisciot. Sacro e profano insieme, come è tradizione di questa festa primaverile che cade sempre due settimane prima della Pasqua.

Una Pasqua bassa, alle soglie della primavera, e questo significa una sagra dei Fisciot con temperature che non invogliano ad uscire. La città è stata battuta da un’aria gelida, che ha messo in difficoltà anche i portatori degli stendardi e delle statue (di Santa Barbara e della Madonna Addolorata) durante la processione. Un’aria gelida che ha fatto affollare i bar e i locali, e ha tenuto lontano dalle bancarelle.

La coincidenza poi con una grande fiera come quella di Valdobbiadene, non ha certamente aiutato la sagra bellunese. Erano però molti i buchi lungo le file delle bancarelle, a testimonianza che diversi operatori hanno disertato la manifestazione. Secondo il comandante della polizia municipale, Gustavo Dalla Ca’, è stata la sagra dei Fisciot meno frequentata degli ultimi dieci anni. Sono mancati soprattutto gli operatori, una metà non si sarebbe presentata, oltre ai visitatori.

E non sono mancate critiche anche ai contenuti della sagra, per una certa carenza di novità che possano attirare i visitatori. O forse si tratta del tipo di merceologia che non aiuta, tutta centrata sull’oggettistica. Ancora una volta, come due anni fa, più che fisciot si sono visti in giro i «mocio», molto venduti.

Abbastanza frequentato infatti lo stand in piazza dei Martiri con i prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento della provincia, che ha ripreso una tradizione della sagra di San Martino, molto apprezzata.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi