Flash mob in piazza contro la violenza
di Alessia Forzin
BELLUNO
«Basta violenza contro le donne». Lo hanno gridato forte, ieri in piazza dei Martiri, le donne che hanno partecipato al flash mob organizzato da un pool di associazioni, in prima fila quella che da anni si occupa di offrire un sostegno e una via di fuga alle vittime di ogni tipo di violenza.
Era il 2003 quando nacque Belluno Donna, che in 8 anni di attività sul territorio ha ascoltato 348 donne e dato ospitalità, nell'alloggio a indirizzo segreto, a 22 di loro (e a 16 bambini). Da allora un po' di strada è stata fatta, se si pensa che ogni settimana c'è un nuovo contatto al telefono dell'associazione, ma «sono ancora troppe le donne che non denunciano i maltrattamenti che subiscono», ha detto la presidente del sodalizio, Anna Cubattoli. Non lo fanno per paura, per vergogna, perchè la maggior parte delle violenze avvengono ancora in famiglia, perpetrate dal fidanzato, dal compagno, il marito, talvolta dal padre. «Solo il 10% delle violenze vengono commesse da persone sconosciute», ha continuato la Cubattoli.
Il “mostro” non si nasconde dietro gli angoli bui delle strade, ma in cucina, in salotto, nella camera da letto. Proprio in quella casa che dovrebbe essere, per antonomasia, il porto sicuro di ogni persona. «E' anche per questo che le donne fanno fatica a denunciare le violenze, perchè farlo significa mettere in discussione la propria famiglia».
E poi c'è la società, che ancora troppo spesso tende a non credere alle donne, e a sottovalutare il fenomeno: «La violenza è il risultato di una cultura sessista, non è una patologia del singolo ma un problema sociale», ha aggiunto una delle operatrici di Belluno Donna, Francesca Quaglia. E' trasversale, viene commessa da uomini di ogni estrazione sociale, di ogni età e livello di istruzione. La subiscono donne dai 18 agli 80 anni. Non c'è differenza tra paesi e città, tra nord e sud, è un fenomeno che esiste, come dimostrano le statistiche dell'organizzazione mondiale delle sanità: subiscono violenza, o l'hanno subita una volta nella vita, una donna su cinque.
La problematica è stata messa in evidenza con il flash mob organizzato in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Oltre a Belluno Donna c'erano il comitato Se non ora quando, lo Spi, la Cgil, l'associazione Universo femminile.
Tra i lampioni di piazza dei Martiri è stato steso un filo, ma al posto dei panni appesi c'erano dei cartelloni che illustravano il numero delle violenze commesse nella nostra provincia nel 2010. Un monito per la cittadinanza. Belluno Donna ha scelto di farlo attraverso gli articoli di giornale, e prendendo solo i verbi comparsi nei titoli: molestata, picchiata, minacciata, perseguitata, raggirata, maltrattata, ingiuriata, segregata. Stuprata. Parole forti, che lette tutte insieme lasciano senza fiato. Molti i bellunesi che si sono fermati a osservare i cartelli: «E' tremendo leggere queste cose», commenta la signora Anna. «Si pensa che Belluno sia un'isola felice, non è così». A terra, tracciate con il gesso, le sagome di chi la violenza l'ha subita, a ricordare che provare sulla propria pelle una qualche forma di abuso «ti fa morire dentro».
Unanime la condanna della violenza da parte dei bellunesi. Tante anche le voci maschili, nel coro: «E' giusta una manifestazione di questo tipo, ci vuole più rispetto nei confronti delle donne», ha detto il signor Eraldo. «In giro c'è ancora troppa ignoranza, troppi uomini stupidi che pensano di essere ancora al tempo in cui la donna era a casa, sottomessa. Questa concezione non andava bene neanche 50 o 60 anni fa, figuriamoci ora», ha aggiunto Roberto Alverà. «Le istituzioni dovrebbero aiutare di più associazioni come Belluno Donna», ha concluso Lorenzo Bogo. «Da anni queste volontarie lavorano in silenzio in un territorio in cui il problema delle violenze esiste, eccome. Meritano più rispetto e sostegno».
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