Foibe, ricordo ma anche riconciliazione
BELLUNO. «Questo è un momento che rappresenta una riappacificazione tra tutti gli italiani. Dobbiamo ricordare il passato, ma mettere da parte ciò che è foriero di rancore. Il perdono deve essere applicato individualmente, guardando al futuro e improntandolo alla pacifica convivenza».
Questo il messaggio che Giovanni Ghiglianovich, presidente del Comitato provinciale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha voluto lanciare ieri mattina in occasione del Giorno del ricordo. Una giornata che, quest’anno, ha assunto una connotazione particolare, visto che, accanto alla tradizionale cerimonia commemorativa, è stato anche inaugurato, nel giardino di piazzale Vittime delle Foibe, accanto alla stazione, il monumento dedicato alla memoria del dramma dell’esodo patito da italiani d’Istria, fiumani e dalmati al termine del secondo conflitto mondiale. Un’opera che è diventata finalmente realtà: da anni il Comitato bellunese dell’Anvgd voleva fortemente la realizzazione di una vera e propria “pietra del ricordo”, spostando anche il sito della celebrazione annuale nel giardino.
Il monumento, i cui oneri finanziari sono stati a carico dell’Associazione, è costituito da una pietra proveniente dall’Istria (un bianco calcare, probabilmente del Cretacico), all’interno della quale è stato scavato un cuore, che rappresenta le foibe. La fascia di luce che lo attraversa sta invece a indicare la verità sul massacro, per troppi anni rimasto sotto silenzio. Dietro, un manufatto in acciaio inossidabile e “cor-ten”, realizzato dal fabbro Bruno Corriani di Lentiai, rappresentante l’alto Adriatico con il profilo della costa da Venezia all’estremità della Dalmazia. Tre girasoli, posti davanti, simboleggiano un impulso di vitalità e rinascita. Ai piedi del monumento una targa con una citazione dal Salmo 88: “...mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre degli abissi...”.
Il progetto, approvato dalla giunta Massaro, è di Ghiglianovich e Iller Pierobon. E il monumento è un modo anche per rendere onore a don Carlo Onorini, più volte ricordato nei discorsi durante la cerimonia di ieri, sia dal sindaco Massaro che dal vescovo Andrich e da Ghiglianovich. Proprio il vescovo (annunciando anche la fine del suo incarico), ha benedetto il nuovo manufatto.
«Sono commosso di poter essere presente in questo giorno», ha evidenziato. «Questo monumento rappresenta la volontà di porre fine a qualsiasi divisione, in primis ideologica, per onorare chi è stato sacrificato e chi si è sacrificato. Affidiamoci a quella verità che brilla di luce cosmica». Massaro, facendo riferimento a parole pronunciate dal vescovo in altre circostanze, ha puntato l’accento sul concetto di concordia, «collante di una comunità. Questa giornata parla della nostra storia. Oggi abbiamo la necessità di ricordare gli eventi in modo complessivo, consolidando ciò che, rispetto a 70 anni fa, è cambiato in meglio. E cercando di modificare, invece, ciò che ancora non funziona». Numerose le autorità presenti, del capoluogo e non, così come le associazioni, d’armi e non solo, con i loro gagliardetti, insieme al gonfalone cittadino. «Ringraziando il Comune per averci appoggiato in questa iniziativa e tutti coloro che oggi (ieri, ndr) hanno voluto partecipare, non posso non ricordare don Onorini, grazie anche all’impegno del quale, nel 2006, il Comune intitolò il piazzale della stazione alle Vittime delle Foibe», ha evidenziato Ghiglianovich.
«Questa inaugurazione rappresenta un momento di riflessione e pacificazione tra gli uomini, che si sono trovati su fronti opposti a causa di una guerra insensata e che purtroppo genera ancora oggi incomprensioni tra le nuove generazioni, a scapito del progresso civile e morale del nostro paese».
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