«Fondamentali i soldi: tocca allo Stato»
Bottacin sul futuro dell’ente: «La Regione ha raddoppiato i suoi trasferimenti, Roma ripristini i contributi che ha azzerato»
BELLUNO. La proposta è stata lanciata. Ma basta il ritorno all’elettività diretta per rilanciare l’ente Provincia? «È ovvio che servono anche le risorse», premette l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, promotore del disegno di legge statale per il ripristino dell’elettività diretta della Provincia di Belluno. «La Regione ha fatto la sua parte, raddoppiando i trasferimenti a partire dal 2009. Lo Stato invece li ha azzerati». Sta tutto qui, secondo l’assessore alla specificità di Belluno, il nocciolo della questione.
Assessore, va bene che a votare tornino i cittadini, ma la Provincia è in una situazione di grossa sofferenza finanziaria. Basta il ritorno all’elettività diretta?
«No, l’ho detto subito: lo Stato deve ripristinare i 27 milioni di euro che dava annualmente alla Provincia e che ha azzerato. La Regione a partire dal 2009 ha portato i suoi trasferimenti da 17 a 38 milioni di euro, compensando in parte i tagli statali».
Ha i numeri nel dettaglio?
«Nel 2009 la Regione trasferiva a Belluno 17.171.014 euro, lo Stato 27.784.854. Nel 2015 dalla Regione sono arrivati a Belluno 38.858.124 euro, dallo Stato 62 mila euro. Ma questa è una guerra fra poveri. Il tema vero è: in un Paese in cui l’82% delle tasse vengono incassate dallo Stato, è necessario che Roma ristabilisca la situazione che c’era almeno nel 2009, e che già allora gridava vendetta. Province come Belluno, Sondrio e Verbania non possono sopravvivere solo con le tasse provinciali (l’imposta di trascrizione e l’addizionale sulla rc auto). Lo Stato sia serio e per le realtà che hanno entrate ridotte intervenga come faceva fino al 2009-2010».
Come sono suddivisi quei 38 milioni che la Regione trasferisce alla Provincia di Bell
uno annualmente?
«Quattordici milioni e mezzo di euro sono quelli dei canoni idrici, che però a Belluno vengono usati non solo per la difesa del suolo - come dice la legge - ma per compensare i mancati trasferimenti statali. 10.736.88 euro sono i trasferimenti per il trasporto pubblico locale, poi ci sono 1.525.000 per contributi fabbricati, 8.596.000 per le materie delegate e 3,5 milioni per le spese relative al personale».
Trasporto pubblico, demanio idrico... sono soldi dello Stato però, che “transitano” solo per Venezia.
«È vero, ma potremmo ripartirli in maniera diversa da come facciamo. Anche quelli per la sanità sono soldi che arrivano dello Stato, ma all’Usl di Belluno è assegnata una quota maggiore rispetto alle altre Usl venete. L’Italia è uno dei Paesi più centralisti del mondo, lo Stato incassa l’82% delle tasse e distribuisce le risorse agli enti periferici in modo scorretto: il Veneto riceve pro capite molto meno di altre Regioni. La nostra scelta è sempre stata quella di erogare i fondi ai territori in modo differenziato, tenendo conto delle particolarità di ciascuno. Per quello sul trasporto pubblico chi riceve più contributi è Venezia, ma subito dopo c’è Belluno. E a Belluno arrivano molti più fondi che alle altre Province venete».
Anche dal Demanio idrico?
«Certo. La Regione incassa 35 milioni dai canoni idrici: 15 vengono incassati dalla provincia Belluno, ed è il 100% di quello che viene “prodotto” dal territorio. I 20 milioni rimanenti provengono dall’utilizzo dell’acqua in tutto il resto del Veneto e vengono incassati dalla Regione. Questi 20 milioni vengono suddivisi fra i sette Geni Civili. Compreso quello di Belluno, che riceve circa 2,5 milioni di euro all’anno. E che vanno aggiunti ai 15 che la Provincia già incassa».
La Provincia ha sempre incassato il 100 per cento dei canoni idrici?
«No, accade dal 2014. Nel 2006, grazie a un mio emendamento ai tempi in cui ero in Regione i canoni vennero raddoppiati. Dal 2014 la Provincia incassa il 100% dei canoni. E al Genio civile vengono date somme ulteriori, sempre per interventi di difesa del suolo».
Difesa del suolo è una delle materie previste dalla legge 25 che non sono ancora state trasferite alla Provincia.
«Perché la Provincia non la vuole: non ha il personale per occuparsi di questa funzione e non può assumere. E non glielo possiamo dare noi».
Quante materie avete trasferito finora?
«Sette, su dodici. Sul turismo si sta discutendo, ma anche in questo caso ci sono difficoltà legate alla disponibilità di personale. Ma se la Provincia non può assumere non è colpa della Regione: è la legge Delrio che lo impedisce».
E i servizi forestali?
«Sono una delle competenze da trasferire. Ma i dipendenti sono in carico alla Regione, e perché passino alla Provincia deve esserci un accordo sindacale. I sindacati non sono d’accordo. Quindi non dipende dalla Regione se questa competenza non è ancora stata trasferita. Il problema vero è che c’è un contesto normativo complicato, creato dalla Delrio, che genera vincoli e ostacoli».
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