Fondi di confine, i Comuni del Bellunese dovranno presentare progetti di fattibilità

L’ormai ex presidente Saviane  ha incontrano De Menech, nominato dal ministro: «Ci sono 280 milioni per i prossimi 5 anni»

BELLUNO. Sei mesi di tempo e si concluderà la roadmap per la programmazione quinquennale dei Comuni di confine e di quelli di prima e seconda fascia. 56 milioni l’anno, complessivamente 280 milioni, da dividere fra le province di Belluno, Vicenza, Verona, Brescia e Sondrio.

È una delle consegne che il senatore Paolo Saviane della Lega ha passato al nuovo presidente del Comitato Fondo dei Comuni di confine, l’on. Roger De Menech.

A De Menech ha dato anche delle linee guida?

«I Comuni sono orientati ad investire sulle strategie di area vasta, quindi trasversali ai territorio. Nel 2026 avremo le Olimpiadi e questa potrà essere una prospettiva. Ovviamente non per finanziare impianti ma opportunità di sviluppo orientate all’accoglienza e alla promozione del territorio. La ricettività può essere un tema. Ma anche la mobilità, sul modello di “Unico Studenti”».

La formazione dei giovani perché tornino ad insediarsi in quota?

«Il contrasto allo spopolamento rimane una priorità».

Lei, dunque, ha passato la mano a De Menech. Quali altre consegne gli ha affidato?

«Bisogna perfezionare la procedura sulla trasformazione dei bandi per i 48 Comuni di confine in trasferimenti. Questi Comuni hanno a disposizione 500 mila euro l’anno. Finora li ricevevano attraverso un bando, la cui procedura richiedeva del tempo. I Comuni hanno deciso di passare ai trasferimenti».

Qual è il vantaggio?

«Il Comune può anche non presentare un progetto da mezzo milione, come fino ad oggi era obbligatorio, ma, per esempio, tre iniziative che complessivamente possono arrivare a quella cifra ed essere magari integrate dal Comune stesso. Un’altra novità è che il 10% di questi trasferimenti potrà essere impiegato in spesa corrente. E lo 0, 5% sarà destinato all’organizzazione».

Non rischia di essere uno spreco?

«Si è osservato che la macchina è un po’ lenta. Negli uffici di Trento erano disponibili solo 8 persone, le abbiamo aumentate a 12, per sveltire le pratiche. E, a questo fine, attrezzeremo ogni provincia interessata di un apposito ufficio».

Fino ad oggi le Province di Trento e Bolzano hanno versato 80 milioni l’anno dal 2010. Sembra, però, che 200 milioni tra quelli investiti non si sia ancora riusciti a spenderli.

«Non so esattamente quanti siano. So però ci sono Comuni, anche del Bellunese, che si sono fatti finanziare progetti che sono rimasti sulla carta o non si sono ancora tradotti dallo studio alla fattibilità. Tra le ultime novità abbiamo deciso che d’ora in avanti non ci saranno stanziamenti se non sulla base del progetto di fattibilità».

Il caso più clamoroso è quello del collegamento sciistico tra Comelico Superiore e la Val Pusteria. 38 milioni fermi dal 2015.

«No, qui il progetto era pronto ed è stato presentato. Prima la Soprintendenza e poi il Ministero dei Beni culturali l’hanno stoppato. Io mi auguro che sia autorizzato quanto prima. C’è ancora una difficoltà».

Quale? «La Soprintendenza ha detto di sì al Comune di Comelico Superiore ma ha richiesto che la stazione di arrivo sia spostata verso il passo Monte Croce Comelico. L’impianto, però, verrebbe snaturato».

Quale raccomandazione ha rivolto al presidente De Menech.

«Gli ho detto che le Regioni Veneto e Lombardia sono disponibili ad essere coinvolte nel Fondo con delle compartecipazioni. Ma evidentemente bisogna interloquire anche con le due Amministrazioni regionali. Ne possono derivare importanti intese per progetti davvero ambiziosi. Avremo allo stesso tavolo i sindaci, i presidenti delle Province, le Regioni, il Ministero».

Un passaggio indolore quello con il successore che è stato anche il suo predecessore?

«Nessun problema. Ero preoccupato – e l’ho scritto una settimana fa – che il ministero degli Affari regionali non si decidesse a fare la nomina del nuovo presidente, considerata l’urgenza di metter mano a tutta una sedie di incombenze. In pochi giorni si è riattivata la governance».

La cifra più positiva del bilancio di un anno e mezzo di presidenza?

«Il coinvolgimento di tutti i sindaci. È stata una interessante compartecipazione, senza badare alle appartenenze politiche».

Dica la verità, in questi anni ci sono stati sprechi? Ci sono opere a cui si poteva rinunciare?

«Mi sembra proprio di no. Si è investito in esigenze reali delle comunità. E lo si è fatto nel modo più virtuoso». —
 

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