Fondi di confine: «Non siamo in ritardo questi tempi sono normali»

Il sindaco di Feltre Perenzin interviene nel dibattito sull’utilizzo dei contributi. A beneficiare degli interventi anche territori contigui come San Vito e Pedavena
BELLUNO. «Questo fondo non è un flop, anzi. Se si considera che la macchina si è rimessa in moto solo nel 2014, tre anni sono un tempo normale per la progettazione e la consegna di un’opera pubblica. Per chi conosce il mondo della pubblica amministrazione, siamo perfettamente nella tabella di marcia». A prendere le difese del Fondo Comuni Confinanti è il sindaco di Feltre
Paolo Perenzin
. Il suo comune non è solo uno dei 15 municipi che beneficiano direttamente dei fondi erogati dalle province autonome di Trento e Bolzano ma è anche capofila di progetti che coinvolgono altri comuni feltrini.


«Il nostro progetto, da 13 milioni di euro, è completo al 60%» spiega Perenzin, «altri, come il teatro di Feltre, sono in corso di programmazione per intoppi legati alla burocrazia». Tra i progetti citati da Perenzin ci sono anche la pista ciclabile Feltre-Pedavena, alla quale mancano solo gli ultimi ritocchi e che verrà presto inaugurata, l’adeguamento della scuola Vittorino da Feltre, i lavori per la pista ciclabile tra Feltre e Cesiomaggiore e la progettazione definitiva dei lavori contro il dissesto idrogeologico. Opere che, nonostante siano completate o in corso di completamento, non entrano nel computo dei soldi già liquidati dal Fondo Comuni Confinanti. Guardando le cifre - pubblicate dal
Corriere delle Alpi
nell’edizione di ieri - la sproporzione fra quanto stanziato per il Bellunese (302 milioni di euro) e quanto effettivamente liquidato (21 milioni) è evidente, anche se diversi milioni di euro sono stati sbloccati solo recentemente. «I fondi per i progetti strategici, che da soli contano 161 milioni di euro» continua Perenzin, «sono stati stanziati ad ottobre dello scorso anno. Per vedere questi lavori ultimati bisognerà aspettare il 2020 ma questo non toglie che il finanziamento ci sia. Questo fondo è straordinario, ma segue procedure ordinarie e io credo che sia giusto così. I soldi non sono fermi, i lavori procedono. E, rispetto al passato, la nuova gestione del fondo ha portato un’unità di intenti con Trento e Bolzano».


L’altra grande novità inserita con l’intesa firmata nel 2014 è la possibilità di proporre progetti “strategici” a regia collettiva. È grazie a questo tipo di progetto che l’associazione di comuni tra Cortina, San Vito e Auronzo ha ottenuto un finanziamento di un milione e mezzo di euro per indennizzare le attività produttive di San Vito di Cadore dopo la frana di agosto 2015. «Grazie a questo impegno abbiamo potuto ottenere un credito in banca» spiega il sindaco
Franco De Bon
, «e inoltre alcune imprese hanno accettato di essere pagate più avanti. Non sarebbe potuto succedere senza il Fondo Comuni Confinanti». San Vito ha cofinanziato l’opera di ripristino degli impianti di risalita della Scoter. Un lavoro realizzato in tempi record, tanto che la seggiovia San Marco era pronta già a fine dicembre 2015. Una volta conclusi i lavori, i soldi hanno iniziato ad arrivare. «Noi ci abbiamo messo 600 mila euro» spiega De Bon, «nel dicembre 2016 abbiamo avuto una prima liquidazione del 10% e proprio in questi giorni è arrivato un altro 35%, circa mezzo milione».


Anche il comune di Pedavena, come quello di San Vito, non usufruisce direttamente dei fondi. «Già nel 2010-11 il Feltrino aveva capito la portata di questa possibilità» spiega il sindaco
Maria Teresa De Bortoli
, «e ha fatto squadra per un progetto di sviluppo turistico che coinvolgesse più comuni. Ne è nato un progetto ampio che fino ad ora ha consentito a Pedavena di sistemare la strada del Col Melon e di comprare un mezzo per la manutenzione del verde, oltre alla realizzazione della casa del volo libero che si è rivelata fondamentale per il mondiale di parapendio. Mancano ancora i progetti di sistemazione delle malghe comunali. Con altri fondi sistemeremo invece la piscina». Soldi che ancora non compaiono nel computo del denaro liquidato e tanto meno tra i progetti completati. «I lavori sono in corso» ci tiene a specificare la De Bortoli, «non è stato facile capire come muoversi di fronte ad appalti così grandi ma questo ci è servito anche per imparare. Questi fondi per noi sono una svolta».


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