Fondi ex Odi: serve una regia

Sindaci, parti economiche e sociali chiedono un coordinamento provinciale
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. I fondi dei comuni confinanti (Fcc) (che ammontano complessivamente a 267 milioni di euro), non risolveranno i problemi della montagna, ma aiuteranno a concretizzare qualche progetto per migliorare la vita in quota. Lo ha precisato ieri mattina, nel corso dell’incontro organizzato dal Corriere delle Alpi, l’onorevole Roger De Menech. D’altra parte, il futuro del Bellunese preoccupa sindaci, categorie economiche e parti sociali, tanto che ieri sono accorsi numerosi al convegno moderato dal condirettore Paolo Cagnan e dal caporedattore Marcella Corrà.

Il tema da cui si è partiti per affrontare tutte le questioni che attanagliano da anni questa provincia, è stato quello dello spopolamento collegato a questa possibilità finanziaria rappresentata dai Fcc. De Menech, in qualità di presidente del Comitato per la gestione dei Fondi, ha precisato che questi serviranno per attuare dei progetti sui «comuni di confine con ricadute però su tutto il territorio». Molti, a questo proposito, i piani strategici presentati dai sindaci che saranno approvati «entro settembre», come ha ribadito De Menech. «Ad oggi il Comitato ha dato il via libera ai piani della Valtellina e della Valsabbia, e per fine luglio saranno approvate le priorità bellunesi come l’Unico studenti perché sia operativo già dall’inizio della scuola, mentre gli altri progetti saranno approvati entro settembre così da essere avviati alla realizzazione».

Che la tabella di marcia risenta di un certo ritardo è inevitabile, come ha evidenziato lo stesso sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, sottolineando come «questi fondi sono stati sbloccati soltanto nel marzo 2014, quindi dal punto di vista gestionale sono molto giovani». Perenzin, però, ha anche precisato come a rallentare la realizzazione delle idee, sia anche «la differenza tra progetti molto grossi e comuni di confine molto piccoli, molto spesso privi di un servizio tecnico in grado di gestire certe progettualità». È il caso portato all’attenzione dal sindaco di Voltago Agordino, Bruno Zanvit alle prese con un progetto da 13 milioni di euro, «ma con un ufficio tecnico part time. E sebbene con notevole sforzo», dice, «siamo riusciti ad appaltare questi lavori», per la riqualificazione turistica della Conca agordina.

Dalla platea sono emerse, poi, le perplessità del primo cittadino di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin in merito agli stessi Fcc, «che a mio parere pongono un’ulteriore diversità tra comuni già di per sé disagiati». E che il disagio sia grande lo ha dimostrato anche il presidente di Dolomitibus, Giuseppe Pat che ha snocciolato alcuni dati dell’attività della società che effettua «2000 corse al giorno e trasporta fino a 9 milioni di utenti all’anno. Ma come trasporto pubblico facciamo fatica ad incrociare nuova domanda e anche laddove cerchiamo di venire incontro alle esigenze della popolazione, ci troviamo poi a dover bloccare il servizio per mancanza di utenti. Come a Cibiana dove era stato chiesto un servizio di collegamento verso Calalzo, servizio che, dopo tre mesi, abbiamo dovuto chiudere per mancanza di frequentatori della linea. E con i tagli a livello centrale, siamo riusciti a venire incontro alle richieste delle famiglie dell’Unico studenti grazie all’utilizzo in parte dei Fondi dei comuni confinanti».

Il problema “montagna” lo ha rilevato molto bene anche il direttore di Confcommercio, Luca Dal Poz che ha registrato come «ormai i pubblici esercizi resistano solo 18 mesi, facendo così venire meno la continuità di un servizio. A questo poi si aggiunge anche la burocrazia e le norme che impediscono gli slanci propositivi delle amministrazioni comunali».

Dalla platea, quindi, si è alzato l’appello per risorse adeguate alla diversità del territorio montano, insieme ad una unità complessiva territoriale per una maggiore capacità di trattativa ai tavoli “alti”. Una capacità che manca oggi insieme alla regia provinciale, venuta meno con l’eliminazione delle cariche elettive. «Dobbiamo riconoscere, con onestà intellettuale, che la Provincia così non può funzionare», ha precisato De Pellegrin, a cui però ha fatto seguito il primo cittadino di San Vito, Franco De Bon che, evidenziando un’efficienza degli uffici di palazzo Piloni e una loro rapidità di risposta ai quesiti del territorio, ha lanciato un appello: «Ricompattiamoci, altrimenti siamo destinati a soccombere».

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