Fondi Odi, braccio di ferro tra Regione e Governo

Ancora aperte le trattative sull’intesa per gli incentivi ai comuni di confine ma per l’assessore Ciambetti la Provincia di Belluno non dovrebbe partecipare
Di Valentina Voi
Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno, senza le bandiere esposte - In alto la sede dell'ente a Palazzo Piloni A sinistra il consiglio provinciale che entro fine mese vota il bilancio
Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno, senza le bandiere esposte - In alto la sede dell'ente a Palazzo Piloni A sinistra il consiglio provinciale che entro fine mese vota il bilancio

BELLUNO. Ben vengano i sindaci, direttamente interessati dal fondo per i comuni di confine. Ma sull’ente provinciale l’assessore al Bilancio della Regione Veneto Roberto Ciambetti ha qualche dubbio. La questione è emersa la scorsa settimana durante una delle ultime riunioni tra regioni e ministeri per mettere a punto la bozza di intesa per la gestione dei fondi Odi che puntano ad attenuare le disparità tra le province autonome di Trento e Bolzano e i comuni confinanti. Non solo quelli bellunesi delle terre alte ma anche altri comuni veneti e lombardi.

Fino ad ora il tavolo di lavoro per la gestione dei finanziamenti è stato gestito dai ministeri, dalle province autonome e dalle regioni interessate, Veneto e Lombardia, ma nella bozza di intesa ora al vaglio delle parti sono spuntate anche le Province interamente montane - tra queste c’è anche Belluno - legittimate dalla legge Delrio a curare lo sviluppo strategico del territorio e a curare le relazioni istituzionali con altre province, anche autonome, e regioni.

Ma sul punto si prefigura un braccio di ferro tra Regione e Governo. «Questo fondo è destinato ai comuni di confine» ricorda l’assessore al Bilancio di palazzo Balbi che ha anche la delicata delega della cura dei rapporti con gli enti locali, «e quindi trovo giusto che vengano rappresentati i comuni. Ma se la Provincia di Belluno entrasse nell’organismo che definisce i criteri del fondo si aggiungerebbero ulteriori soggetti decisori con il rischio di rendere l’organismo meno dinamico».

Da parte loro i sindaci chiedono a gran voce di essere ascoltati e si stanno organizzando per nominare i loro rappresentanti. Tra questi in prima fila c’è il sindaco di Feltre Paolo Perenzin, che, una volta ufficializzata la Conferenza Permanente dei sindaci dei comuni di confine, dovrebbe diventarne il presidente. La conferenza raggrupperà i comuni veneti e lombardi che aderiranno - tramite l’adozione di una delibera di giunta - alla proposta. Il progetto è a buon punto e dovrebbe comprendere buona parte dei 48 municipi interessati che ora sperano di vedere la loro delegazione inserita nell’organismo di indirizzo.

«Sono disponibile a discutere» continua Ciambetti, «basta che non si sminuisca il ruolo dei sindaci e che non si stravolga il senso del fondo».

Ma dall’altra parte il Governo non ha nessuna intenzione di cedere sulla Provincia di Belluno. Le trattative sono portate avanti dal sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa e il Governo sembra intenzionato a difendere la posizione di Belluno nella delicata partita dei finanziamenti.

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