Fondo Brancher, il Cadore si ribella a Durnwalder
L'Alto Adige garantisce i contributi «solo per i comuni confinanti», critiche anche per il sindaco di Cortina Franceschi
Dalla tabella dell’Amico del Popolo la mappa dei comuni confinanti con le Regioni autonome
CADORE. «Noi montanari siamo pazienti, ma c'è un limite a tutto. Il presidente altoatesino Durnwalder deve tenerne conto». All'indomani dell'incontro tra il governatore e il sindaco di Cortina sul futuro del fondo Brancher, in Cadore è scoppiata una guerra fra poveri. Il motivo è semplice: Durnwalder ha comunicato di voler dare i soldi del fondo solo ai comuni confinanti con l'Alto Adige e non a quelli di seconda fascia, come invece era nei patti della vigilia. Apriti cielo. «Se il popolo si incavola, non so cosa ne sarà di Durnwalder», dice il sindaco di Lozzo, Mario Manfreda. Sconcertati anche la collega di Santo Stefano e i presidenti delle Cm del Centro Cadore e della Val Boite. Sotto accusa c'è anche l'atteggiamento di Franceschi, che dice di condividere la linea del bolzanino. Poco meno di un anno fa l'ex sottosegretario Aldo Brancher diede il proprio nome a un fondo "perequativo" con il quale si obbligavano le province autonome di Trento e di Bolzano a destinare 40 milioni di euro ciascuna alle realtà limitrofe di Veneto e Lombardia. Una misura annuale dalla quale si sarebbero potuti abbeverare anche i comuni non direttamente confinanti, ovvero i cosiddetti "confinanti dei confinanti". Ma questo secondo aspetto non è mai piaciuto a Durnwalder, che sul tema è ritornato proprio con il sindaco Franceschi. Insomma, stando alle parole del leader altoatesino, in terra bellunese ci sarebbe trippa solo per Comelico Superiore, Auronzo, Livinallongo e la sua "amata" Cortina, quelle realtà, cioè, che hanno l'onore di confinare direttamente con l'Alto Adige. Fuori tutti gli altri, che pure si misurano quotidianamente con la concorrenza dei vicini. E' il caso di Santo Stefano, San Nicolò, Danta, Vigo, Lozzo, Domegge, San Vito, Colle Santa Lucia. Mario Manfreda, è allibito: «Mi stupisce che Durnwalder non abbia capito la delicatezza sociale del Cadore. La politica deve leggere i segnali del disagio, mentre qui si acuiscono soltanto i disagi». Sulla falsariga c'è anche il presidente della Cm Centro Cadore, Pierluigi Svaluto Ferro: «Durnwalder dovrebbe smetterla e rendersi conto che questa disparità di trattamento finirà per danneggiare anche lui. Ricordo che di recente Bolzano ha ricevuto da Roma arretrati per 700 milioni di euro». Per Svaluto Ferro, Durnwalder sarebbe intenzionato a trattenere i soldi soprattutto per l'ospedale di San Candido: «Può essere una ragione anche valida, ma non si possono generare figli e figliastri». «Ci sentiamo penalizzati», afferma il sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo, per la quale «c'è l'esigenza di sviluppare progetti comprensoriali». Ma i sindaci sono critici anche nei confronti del collega di Cortina, che di fatto sostiene la linea-Durni: «Ognuno gioca la sua partita, ma resto perplesso», afferma Svaluto Ferro, convinto che presto si debba aprire un fronte analogo con il Friuli. La disparità, sembra di capire, non è solo da una parte. «Siamo stati esclusi e non ci stiamo», afferma Vittore De Sandre, presidente della Cm Valboite. «Voglio sperare che non sia una scelta definitiva». Preoccupato Manfreda: «Il Cadore non ha bisogno di conflittualità».
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