Fonzaso, casa di riposo e scalette del capitello 381 firme per fermare la Diocesi

Una petizione con 381 firme per chiedere conto alla Diocesi di Padova della vendita della scalette della “Madonna delle scalette” e per difendere il ruolo della Casa di riposo Sant’Antonio, considerato un patrimonio per l’intera comunità e confluita nella Fondazione Opera della Speranza che gestisce anche le Case di riposo di Alano di Piave e Quero Vas per un totale di circa duecento posti letto. Tra il corposo gruppo di firmatari, rappresentato da Giuseppe Ivo Vettori, e il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, c’è stato uno scambio di lettere che però non ha fugato i dubbi e le preoccupazioni di chi la petizione l’ha promossa e di chi l’ha firmata.
Perché il primo obiettivo dei cittadini sarebbe riportare in seno al patrimonio della Diocesi le scalette che risultano vendute nel marzo di due anni fa. Il capitello, infatti, è di proprietà del Comune in quanto gravita sulla strada che porta al “Canalet” dove sono stati eseguiti dei lavori. Le scalette, invece, sono in prossimità del capitello in via Madonna I ad Arten. Stiamo parlando di un’area poco lontana dal cimitero. Su questo aspetto, il vicario episcopale per i beni temporali della chiesa di Padova, don Lorenzo Celi, ha risposto che la questione legata alla vendita «non coinvolgeva né la parrocchia, né la Diocesi in quanto l’Istituto diocesano di Sostentamento Clero ha alienato l’appezzamento di terreno su cui insistono le scale che portano al sacello, nello stato di fatto e di diritto in cui si trovavano. Tale alienazione non prevedeva alcuna autorizzazione da parte dell’Ordinario diocesano».
L’ultima missiva, spedita da Vettori per conto del comitato di cittadini, sottolinea che «le scalette sono parte integrante del capitello, oggetto importante e di sentita devozione da parte della popolazione, quasi al pari di tanti altri santuari più noti, ma lontani dal vivere quotidiano, mentre qui, ogni passante si sofferma per una preghiera».
Viene ribadita la richiesta alla Diocesi di Padova: «Come si intende procedere per rimediare all’errore commesso al fine di riavere quel fazzoletto di terra denso di atavica sacralità e testimonianza della tradizione, senza spese per le comunità di Fonzaso e Arten?». Domanda alla quale, per il momento la Diocesi non ha replicato.
L’altra questione che suscita perplessità nella comunità fonzasina è l’ingresso della Casa di riposo Sant’Antonio nel patrimonio della Fondazione Opera della Speranza che ha inglobato anche le Rsa del Basso Feltrino. Basso Feltrino che, secondo i firmatari, ospita anche tutta la gestione delle case di riposo: «Nelle risposte fornite», scrive Giuseppe Ivo Vettori, «rilevo l’assoluta mancanza di riferimenti alla casa di riposo Sant’Antonio e in quale modo in futuro la parrocchia possa avere una forma di vigilanza e di presenza nella conduzione, dato che nel Comitato della Fondazione non ha trovato posto nessun parrocchiano di Fonzaso. La nostra Casa di riposo si è ingrandita nel tempo e si è dotata via via delle attrezzature occorrenti, in particolare grazie ai lasciti come mezzo “Brolo de Pantz”, case, altri immobili nel territorio, offerte della popolazione e rimesse di tanti fonzasini emigranti, senza dimenticare le tante offerte raccolte in occasione dei funerali».
Vettori conclude la lettera: «La creazione della Fondazione Opera della Speranza non ha visto coinvolte le realtà locali e neppure è stata portata a conoscenza dei parrocchiani con opportune comunicazioni in chiesa antecedenti alla sua costituzione».
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