Fonzaso, ha vinto la legge sfratto esecutivo eseguito
Dopo una lunga trattativa, l’ingresso dell’ufficiale giudiziario e dei carabinieri. Il 62 enne: «Trattato come un delinquente, si poteva trovare un’altra soluzione»
FONZASO. Alla fine ha vinto la legge e lo sfratto esecutivo è stato eseguito. Ma il 62 enne fonzasino che da ieri e per i prossimi tre mesi sarà alloggiato temporaneamente all’Istituto Carenzoni di Feltre a spese del Comune di Fonzaso ci tiene a sottolineare che un conto è quanto deciso dal tribunale e un altro è ciò che discende sul piano umano. V.C., imprenditore caduto in disgrazia all’epoca della crisi e da allora costretto a fronteggiare una situazione che si è andata via via complicando anche per il clima teso con il resto della famiglia. Alla fine, l’appartamento che occupava nel centro di Fonzaso, è finito del calderone del fallimento che l’ha travolto ed è stato legittimamente acquistato dall’ex cognato che ha chiesto, altrettanto legittimamente, di disporre dell’immobile. Ad aggiungere problema al problema la separazione dall’ex moglie. Nemmeno un lieto evento che ha segnato la famiglia in questi giorni è servito a garantire una tregua.
«Tanti anni fa in questa casa ho portato la dignità, che personalmente non ho mai perduto», afferma il 62 enne V.C., «malgrado la mia situazione personale sia andata gradualmente peggiorando. Certo, con la mia ex moglie ci sono stati screzi, ma con gli altri componenti della famiglia non ho mai avuto problemi. Sono stato messo in disparte un po’ alla volta, trattato come un delinquente che non sono. Sto pagando in prima persona i miei errori e forse anche quelli di chi mi ha voltato le spalle».
Pochi minuti dopo le 10 l’ufficiale giudiziario si è presentato alla porta di V.C., accompagnato da due carabinieri della compagnia di Feltre e da un tecnico dell’azienda che provvede all’apertura delle porte e alla sostituzione dei serramenti delle abitazioni che sono oggetto di sfratto esecutivo. A dividere le parti la grande porta a vetro d’ingresso dove si consuman una prima trattativa che non sortisce risultati. Poi, tocca al sindaco Giorgio Slongo, che viene fatto entrare in casa. Il colloquio dura venti minuti buoni, ma anche il primo cittadino esce facendo segno di no con la testa. Non è riuscito a convincere il 62 enne a desistere. D’altra parte V.C. vuole ostentare questa situazione affinché tutto il paese sappia quella che lui considera un’inutile forzatura: «Si potevano trovare altre vie, altri sistemi. Proprio non capisco questo accanimento».
A quel punto viene chiesto al tecnico dei serramenti di agire. Ne nasce un breve dialogo durante il quale V.C. per un momento apre la porta. È quello che basta. Con l’aiuto dei carabinieri e del sindaco Slongo, la situazione si acquieta con il passare dei minuti. E allora V.C. trova anche il modo per ringraziare chi lo ha aiutato: «Penso a chi mi fa trovare una vaschetta di pasticcio sul davanzale della finestra, oppure alla famiglia che mi ha fornito la legna con la quale ho potuto restare al caldo».
Un grazie lo dedica anche alla donna, una sua ex dipendente, che segnalando l’imminente sfratto esecutivo alla stampa ha acceso i riflettori sul suo caso: «È stata vittima di maldicenze gratuite, ma la verità è che tra noi c’è una sincera amicizia. Forse perché lei, da ex dipendente, ha vissuto l’ascesa e il crollo delle mie aziende. Si è data molto da fare e non la ringrazierò mai abbastanza».
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