Foreste anti CO2: la montagna bellunese preme per incassare i crediti di Kyoto
BELLUNO. I boschi bellunesi, quelli ben curati e gestiti con oculatezza dalle Regole, dai privati, dagli enti locali, possono trasformarsi in una fonte economica inaspettata che va oltre il valore del legname e riguarda la capacità delle piante di assorbire l’anidride carbonica, il principale gas serra nell’atmosfera.
E come può tutto questo diventare una fonte di reddito per le terre alte? L’ha spiegato Francesco De Bettin, presidente di Dba group e impegnato da qualche mese in un progetto di rinascita del Comelico. Ne ha parlato nella serata organizzata dal Circolo cultura e stampa, primo appuntamento di una serie sui problemi della provincia e alle possibili soluzioni.
Davanti ad una cinquantina di imprenditori, dirigenti di associazioni economiche, politici e amministratori, De Bettin ha spiegato cosa sono i crediti verdi, quelli introdotti nel 2007 dal protocollo di Kyoto, assegnati ad attività che si impegnano in progetti di tutela ambientale con l’obiettivo di ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra. E che sono negoziabili, cioè si possono vendere a chi invece non può produrre energia pulita.
«Prendiamo il caso di una grande compagnia aerea, che produce molta C02 usando le fonti energetiche tradizionali e che deve ridurla altrimenti, pena pagare delle penali importanti. La compagnia compra i crediti verdi da chi produce energia senza inquinare, ad esempio una società idroelettrica. Il prezzo? Novanta euro a tonnellata di CO2 è il prezzo attuale ma potrebbe salire fino a 150 euro. Oltre questa cifra no, non sarebbe più conveniente per le aziende che ora acquistano quei titoli», ha spiegato De Bettin.
Attualmente ci sono undicimila operatori in Europa che vendono e comprano certificati verdi: il mercato della C02 è ricchissimo, cento miliardi all’anno solo in Italia. Ed ecco dunque l’idea che sta nascendo e che ci riguarda da vicino: i boschi assorbono anidride, lo fanno da secoli ma vanno curati e protetti per aumentare l’efficienza dell’abbattimento dell’inquinamento.
«Dobbiamo farci pagare quello che i nostri boschi assorbono» ha aggiunto l’imprenditore di Costalissoio. Cosa assorbe una foresta? «Ventidue tonnellate di C02 per ettaro all’anno», ha spiegato De Bettin. Se il credito per le foreste esistesse, si tratterebbe, al prezzo corrente, di quasi duemila euro per ettaro. In Comelico ci sono 14mila ettari di boschi secolari.
Dunque il conto, a spanne, è fatto: poco meno di 30 milioni di euro all’anno. Ma per l’attuale normativa, le azioni di tutela del bosco non producono crediti verdi, eccola allora la spinta dalle Terre alte per modificare le regole ed entrare in partita. In queste settimane si sta discutendo della nuova legge per la montagna e proprio per arrivare all’obiettivo De Bettin ha incontrato il ministro Gelmini.
«In Italia si potrebbe generare un giro di affari medio di 15 miliardi all’anno e lo Stato avrebbe un incasso di 5 miliardi. Vincono tutti».
«È un tema interessante», ammette il deputato Roger De Menech. «È la frontiera del futuro per noi, una possibilità che va riconosciuta e pagata alla montagna. Ci sono ostacoli di natura legislativa e prima di tutto tecnica, perché non è facile definire la quantità dell’assorbimento. Occorre creare una filiera e un vettore può essere la legge sulla montagna».
A che punto è la legge?
«È un disegno di legge che il ministro Gelmini ha detto che presenterà. Dato che è un disegno di legge, può essere integrato, anche confrontandosi con i portatori di interesse. Ma occorre fare in fretta. La legislatura scade tra un anno».
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