Foto pedo-porno nel computer, tre anni
AGORDO
E’ stato condannato a tre anni di reclusione, 3000 euro di multa con pubblicazione della sentenza Luca Gastaldo, 45 anni, originario di Gallarate ma residente nell’Agordino, accusato di detenzione di materiale pedo-pornografico.
Nel suo personal computer gli agenti della polizia postale di Belluno, durante un blitz messo a segno il 2 dicembre del 2009, trovarono 373 immagini e quattro video a sfondo pedo-pornografico.
Gastaldo (difeso dall’avvocato Sandra De Min - studio Mariangela Sommacal) finì sotto inchiesta su impulso della procura della Repubblica di Firenze assieme ad altri 67 indagati. A metterlo nei guai furono i contatti frequenti avuti con altre persone finite nell'inchiesta sulla pedopornografia, denominata "Thyphoon" e condotta dalla polizia postale. Impressionanti i numeri dell’inchiesta partita da una segnalazione dell’Interpol austriaca: tre gli arrestati e 65 gli indagati. All'epoca del blitz, furono complessivamente sequestrati 36 personal computer, 56 notebook, 114 hard disc, nonché oltre 7000 compact disc e dvd, contenenti immagini ritenute di interesse investigativo. Tra gli arrestati un maestro elementare in pensione di 70 anni, un cuoco di 35 ed un impiegato di un ente pubblico di 55 anni.
Secondo le testimonianze degli agenti della polizia postale, Gastaldo, il classico “insospettabile”, finì nella maglie dei controlli dopo una lunga ed articolata indagine che portò alla tracciatura di tutti i computer che attingevano immagini che ritraevano bambini anche con meno di 5 anni nudi o costretti a subire abusi sessuali da adulti. A Gastaldo si arrivò dopo che si identitificò la linea telefonica che si collegava al computer in uso all’imputato. “Nel computer - hanno riferito gli agenti della Polpost - trovammo un vero e proprio arsenale di immagini: ben 52.448 files di immagini, di cui 373 erano a sfondo pedo-pornografico”. Oltre alle fotografie sono stati trovati 4 video a sfondo pedo-pornografico.
Al termine della testimonianza, il giudice Antonella Coniglio ha invitato le parti a discutere. Il pubblico ministero ha sostenuto la colpevolezza dell’imputato ed ha chiesto la sua condanna a tre anni di reclusione. Una richiesta che il giudice, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha accolto.
La difesa, da parte sua, aveva chiesto l’assoluzione ma ha dovuto partire con un handicap pesante: l’imputato, nonostante i solleciti, non s’è mai presentato nello studio legale almeno per fornire la propria versione dei fatti.
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