Fototrappola rubata nel bosco: nei guai un ragazzino e l’uomo che l’ha aiutato
L’apparecchio portato via era stato installato da un fotografo naturalista di Conegliano. Per la Procura di Belluno l’ha preso il minore e l’uomo l’ha aiutato ad eludere le indagini
Fototrappola rubata a un fotografo naturalista, un grande appassionato di animali di Conegliano, che li immortala in digitale o sulla pellicola e con gli scatti organizza delle apprezzate mostre, in giro per l’Italia. Ma in alternativa può venderli, attraverso il suo sito internet o i profili social.
Le indagini della Procura della Repubblica di Belluno hanno stabilito che l’autore del furto è un minorenne per il quale procede il relativo Tribunale veneziano, ma c’è un altro imputato: l’alpagoto Fabio Azzalini è imputato di favoreggiamento personale, perché avrebbe cercato di aiutare il ragazzino a eludere le indagini. Che poi non ci sia riuscito, è un altro discorso.
Azzalini si trova a processo davanti al giudice Luca Berletti, mentre il fotografo Giuseppe Zoppè si è costituito parte civile con l’avvocato Chiara Tartari. Significa che chiederà un risarcimento danni, quando per le parti in causa sarà il momento di discutere.
Il 28 gennaio Berletti ha rinviato all’8 aprile per la fase istruttoria. Sarà ricostruito il contesto in cui sarebbero avvenuti il furto e il successivo favoreggiamento fino alla sentenza di primo grado.
Zoppè aveva montato una fototrappola su un albero di un bosco di Tambre e la sua intenzione era quella di fotografare la fauna di passaggio, con particolare interesse per il lupo. L’apparecchiatura era alloggiata in una scatola metallica e sembrava al sicuro. Non si sa perché, ma il 4 giugno 2021 la mano del minorenne l’avrebbe sottratta.
In un secondo momento sarebbe intervenuto Azzalini che, con una cesoia avrebbe rimosso la scatoletta, staccandola dalla pianta con l’aiuto di una cesoia. Tutto questo per cercare di cancellare le tracce dell’avvenuto furto.
Fino ha quando è rimasta in funzione, la fototrappola ha fatto il suo mestiere, di conseguenza potrebbe aver scattato e trasmesso un’istantanea al ragazzo, aiutando i carabinieri forestali a individuarlo. Da capire come si sia arrivati ad Azzalini.
Ma quello che sfugge in maniera ancora più strana è perché il fototrappolista sia stato derubato del suo strumento di lavoro.
Un dispetto? Un favore a un cacciatore? O magari a un bracconiere?
Il motivo preciso dovrebbe emergere, nel corso dei processi: non è detto che ci sia per il minore, perché potrebbe chiedere la messa alla prova, attraverso il suo difensore di fiducia, mentre è in corso per Azzalini, che potrà sottoporsi all’esame dell’imputato oppure fare delle dichiarazioni spontanee, per tentare di discolparsi.
In caso di condanna, il rato di favoreggiamento prevede una pena fino a quattro anni di reclusione.
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