Frana di Acquabona, Bottacin: «Denunceremo l'Anas se ci saranno ritardi nei soccorsi sanitari»
CORTINA. «A questo punto la Regione denuncerà l'Anas se, a seguito della nuova frana, si verificheranno ritardi nei soccorsi sanitari o altre emergenze». Parola dell'assessore regionale Giampaolo Bottacin, imbufalito. «Ci sono articoli di legge che l'Anas è tenuta a rispettare sulla sicurezza, compresa quella dei versanti», aggiunge l'esponente dell'esecutivo, «quindi, poche chiacchiere: fuori i soldi e subito al lavoro. Ma subito. E anche l'onorevole De Menech non faccia lo scaricabarile. I soldi li deve scucire il Governo, la Regione non ha nessuna competenza».
Se non lo farà la Regione Veneto, sarà la stessa Anas a convocare un tavolo tecnico progettuale per approvare la soluzione definitiva per prosciugare dalle acque e dal fango le vasche di terra e sassi ai piedi della frana del Sorapis: lo aveva confermato, poche ore prima della nuova emergenza, lo stesso presidente dell'Anas, Gianni Vittorio Armani, a De Menech, parlamentare del Pd, che lo aveva contattato ieri mattina per le opere più urgenti di messa in sicurezza della frana. Governo ed Anas preferirebbero che a convocare i diversi attori, fra i quali anche la Provincia di Belluno, il Comune di Cortina, le Regole, fosse la Regione; ma se Venezia non batterà il colpo, lo farà Roma.
«Dopo tanto tempo, è più che legittima l'attesa di interventi strutturali, non di pezze», sbotta l'assessore regionale Giampaolo Bottacin, «quindi il Governo sganci quei 600 milioni che la Provincia ha chiesto a nome dei Comuni. Non basta l'elemosina». «Ma la Regione non ha dato neppure questa», obietta De Menech. Al di là delle polemiche, ci vogliono gli atti. Gli studi progettuali in corso in sede Anas prevedono opere non invasive, considerata la delicatezza dell'ambiente. Opere, dunque, di captazione delle acque e del fango per prosciugare le vasche, in modo da permettere quanto meno che possano essere svuotate, pulite in continuità. L'Anas sta perfezionando una proposta tecnica, che porrà in appalto prima della conclusione dell'anno. Una proposta, però, da condividere con gli enti locali e da agganciare con i bacini di laminazione.
L'idea prevalente è di realizzare dei tombotti sotto l'attuale sede dell’Alemagna. Ma sarà sufficiente o converrà alzare il nastro d'asfalto di qualche metro per evitare che, in ogni caso, faccia da tappo di un nuovo, eventuale smottamento? E di quanti metri sarà necessario alzarlo? L'ipotesi di un vero e proprio viadotto, sotto il quale lasciar scorrere la massa detritica, è stata infatti scartata. Come quella di una galleria paramassi. Anche perché costerebbero troppo. L'Anas obietta, a questo punto, che i tombotti da soli non basterebbero. Sarà indispensabile mettere in sicurezza tutto il versante, a cominciare dalle vasche. Ma di chi è questo compito? Le Regole fanno sapere che la competenza non può essere scaricata su queste comunità. «La Regione, anziché continuare a polemizzare, vorrà o no fare la sua parte?», insiste a chiedere De Menech. «La Regione», risponde Bottacin, «ha già dimostrato di fare la sua parte. Anche a San Vito, stanziando 5 milioni, senza avere di ritorno dal Governo un solo cent». Polemica a parte, l'assessore ricorda che se la Regione mettesse i soldi là dove non è di sua competenza farlo, rischia ricorsi e conseguenti condanne dalla Corte dei Conti.
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