Frana di Cancia, il Comitato: «Provincia, vergogna»

«C'è un muro di gomma: bloccheremo il Giro o chiameremo il Gabibbo»
Sopra Paolo Zanetti, presidente del Comitato civico per Cancia A destra l’edificio della Minoter che si trova lungo la frana: il comitato chiede la sua immediata demolizione
Sopra Paolo Zanetti, presidente del Comitato civico per Cancia A destra l’edificio della Minoter che si trova lungo la frana: il comitato chiede la sua immediata demolizione
BORCA. «Vergogna»: questo il grido di dolore degli abitanti di Borca, membri del comitato civico per Cancia. A 539 giorni dalla frana che il 18 luglio del 2009 travolse l'abitato e uccise due borcesi, Nina e Adriano Zanetti, i cittadini vogliono risposte concrete. «A Cancia», dicono, «la pazienza sta per finire. Sono passati 18 mesi da quando la nostra comunità e il nostro paese sono stati segnati dalla tragedia; e ancora niente». Mesi nei quali, come ricordano i cittadini, a Borca si è vissuto con paura e speranza, rabbia e rassegnazione, delusione e pessimismo. All'indomani della frana tutte le forze politiche comunali, provinciali e regionali erano sul posto. Riunioni urgenti, previsioni progettuali. Poi la Provincia ha affidato l'incarico di valutare una soluzione a Domenico Tropeano, tecnico del Cnr. Tropeano ha dato la sua soluzione, che contrastava la realizzazione di un vascone di accumulo da costruire sopra l'abitato di Cancia e vedeva, invece, la necessità di far defluire la colata in maniera naturale, prendendo in considerazione anche l'ipotesi di demolire alcune case costruite proprio sotto la frana. Il comitato civico, dalla sua, ha proposto una altro progetto che manteneva le case dei residenti e abbatteva alcune villette del villaggio Eni. Tutti uniti nella necessità di togliere l'edificio della Minoter che è sull'invaso. In questi 18 mesi dalla Regione le competenze sono poi passate alla Provincia. Ma i cittadini non vedono risultati. L'edificio è ancora lì e una soluzione non si è trovata. «In qualità di rappresentanti del comitato civico per Cancìa», sottolinea il presidente Paolo Zanetti, «non possiamo che avvertire il disappunto e la rabbia della nostra gente per il vero e proprio muro di gomma che la Provincia sta attuando in relazione al nostro problema. I motivi per i quali oltre 600 persone si sono costituite in Comitato sono purtroppo sempre attuali. Chiedevamo di essere interpellati nelle scelte che riguardano il nostro territorio, l'immediata demolizione dell'edificio ancora assurdamente presente nell'invaso, giustizia e risarcimenti. Abbiamo combattuto perché si realizzasse il trasferimento di competenze sul problema dalla Regione alla Provincia e in estate è stato siglato, assieme al Comune di Borca, un accordo in tal senso. Ci aspettavamo iniziative, concretezza, vicinanza ai problemi della gente», sottolineano i membri del Comitato, «sembra invece che anche Belluno sia diventata un porto nella nebbia». «La Provincia», proseguono, «si nega al colloquio o ci fa sapere a mezzo stampa di aver contattato gli stessi enti che avevano elaborato la proposta "demenziale" di realizzare un vascone sulle nostre teste, contro la quale abbiamo combattuto e che è già stata autorevolmente bocciata. Sul fronte della casa nell'invaso, siamo al grottesco. Il Genio Civile di Belluno si permette di non rispondere nemmeno a formali raccomandate inviate dal Comune di Borca di Cadore. Ci viene il dubbio», concludono dal Comitato per Cancia, «di essere troppo educati per avere diritto di ascolto. In questo paese ormai ha voce solo chi esce dalle righe. Ci toccherà valutare se sia più utile fermare il Giro d'Italia o chiamare il Gabibbo».

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