Frana di Cancia, il perito inchioda Genio e Comune

Secondo il professor Cascini la frana di Cancia fu un «fenomeno prevedibile»
La casa travolta dalla frana dove persero la vita Giovanna Belfi e Adriano Zanetti
La casa travolta dalla frana dove persero la vita Giovanna Belfi e Adriano Zanetti
BORCA DI CADORE
. La frana di Cancia fu "un fenomeno prevedibile" e le sue conseguenze "dovevano essere evitate". Le cause? Innanzitutto, la presenza nella vasca provvisoria dell'edificio della Minoter che doveva essere abbattuto "come primo atto dei lavori aggiudicati in appalto". Le cause della tragedia. E poi il sistema di smaltimento delle acque "reso ancor più problematico da un riempimento in molti casi non idoneo dei gabbioni", il mancato funzionamento del sistema di allarme, l'assenza di "un Piano di emergenza efficace in grado di tutelare" i cittadini di Cancia, soprattutto "i soggetti più deboli" e, infine, l'assenza del certificato di collaudo che avrebbe sancito o meno la realizzazione delle opere a regola d'arte. La perizia. È questo uno dei passaggi fondamentali, presente nella relazione di 140 pagine, depositata pochi giorni fa in tribunale a Belluno dal professor Leonardo Cascini, ordinario di geotecnica alla facoltà d'ingegneria dell'Università di Salerno. La perizia di Cascini, disposta al termine dell'udienza preliminare del 1º marzo scorso, dal giudice delle udienze preliminari Giorgio Cozzarini, rappresenta un passaggio fondamentale del procedimento che vede 7 persone imputate di disastro colposo per la frana che si abbattè a Cancia nella notte tra il 17 e il 18 luglio 2009 e di omicidio colposo plurimo per la morte di Giovanna Belfi e Adriano Zanetti. Gli imputati. Gli imputati sono Sandro De Menech, progettista del bacino di contenimento, Ermanno Gaspari e Alvise Lucchetta, chiamati in causa come responsabili dell'ufficio regionale del Genio civile, l'ex sindaco di Borca Massimo De Luca ed il responsabile dell'ufficio tecnico del Comune Vanni De Bona, Antonino Buttacavoli e Luigi Asciutto, direttore tecnico e capo cantiere della "Chinnici", la ditta che si aggiudicò l'appalto dei lavori per la costruzione del bacino di contenimento crollato. I questiti del giudice. Nella sua perizia, il professor Cascini, uno dei massimi esperti italiani di dissesti idrogeologici, che in passato s'era occupato come consulente anche della tragedia di Sarno, ha risposto in dettaglio alle 8 domande formulate dal gup. In particolare, doveva individuare, tenendo conto delle specifiche competenze, eventuali profili di responsabilità professionale dei funzionari pubblici dell'Ufficio del Genio Civile che hanno progettato e sovrinteso alla realizzazione delle opere di contenimento e di quelli del Comune finiti nell'inchiesta del pm Simone Marcon. L'udienza preliminare. Una premessa va fatta: il professor Cascini arriva alle sue conclusioni, lo dice lui stesso, in base alla documentazione che gli è stata messa a disposizione. I legali avranno modo, già durante l'udienza preliminare di lunedì, di fornire documenti o prove che possano chiarire la posizione degli imputati. Le responsabilità del Genio civile. Secondo Cascini, i funzionari del Genio civile ed i professionisti ad esso legati ebbero responsabilità a vario titolo, soprattutto nel non aver provveduto ad abbattere l'edificio della Minoter presente nell'invaso. Di Ermanno Gaspari, già direttore responsabile dell'ufficio regionale del Genio Civile di Belluno, il perito rileva che "risulta non comprensibile e non giustificabile dal punto di vista professionale la posizione assunta in merito sia alla demolizione dell'edificio presente all'interno della vasca provvisoria e sia all'invio della documentazione tecnica indispensabile per il collaudo dell'opera". Cascini, inoltre, sottolinea che dai documenti ufficiali messi a sua disposizione risulta "non accettabile" il fatto che non vi sia traccia di "misure transitorie indispensabili per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità nell'area classificata" ad alto richio, "dal giorno di inizio dei lavori fino all'emissione dei certificati di collaudo delle opere realizzate". Il consulente del giudice attenua la prosizione di Alvise Lucchetta, direttore del Genio Civile di Belluno dal febbraio 2003, ritenendolo professionalmente "non responsabile" delle presunte inadempienze, finite sotto inchiesta, per il periodo antecedente la sua nomina. Ciò non toglie, secondo il perito, che, quando Lucchetta assunse l'incarico di direttore dell'ente, avrebbe dovuto "inquadrare in breve tempo le problematiche gestite dall'ufficio" e prendere i provvedimenti necessari per risolverle. Per quanto riguarda, infine, Sandro De Menech, incaricato dal Genio Civile, nel novembre del 1998, di redigere il progetto da 1,8 miliardi di lire della vasca provvisoria di contenimento, Cascini sostiene che "il progetto ha carenze palesi e la sua realizzazione non è stata soddisfacente per alcuni aspetti di importanza decisiva". Quali sono questi aspetti? Sempre il mancato abbattimento dell'edificio nell'invaso e la questione legata al mancato collaudo dell'opera. E quelle del Comune. Il professor Cascini, per quanto riguarda l'ex sindaco di Borca Massimo De Luca, cita una sua frase messa a verbale dai carabinieri di Cortina, in merito al sistema d'allarme, installato a Cancia nel luglio 1997: «Per quel che riguarda la manutenzione dell'impianto non sono a conoscenza se sia o meno in capo al Comune". Ed è proprio sulla sua presunta mancata vigilanza "sull'efficienza del sistema d'allarme realizzato nel luglio 1997" che punta il dito il perito in quanto lo stesso "era da considerarsi totalmente ed irreparabilmente fuori uso ben prima dell'avviso di condizioni meteo avverse emanato dalla Regione Veneto". Infine, di Vanni De Bona, capo dell'ufficio tecnico comunale, Cascini annota nella consulenza: "si ritiene che sia responsabile, per la sua parte, dello stato di abbandono del sistema di allarme che non era certo in grado di funzionare una volta ricevuto dalla Regione l'avviso dello stato di attenzione per il rischio idrogeologico".

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