Frana di Cancia: la verità dalla perizia fra sei mesi
Leonardo Cascini, professore dell'università di Salerno, dovrà far luce sulle cause della tragedia. Fissata per il 19 settembre l'udienza di discussione della consulenza
Il gip Giorgio Cozzarini e un’immagine dei danni provocati dalla frana del 2009
BORCA DI CADORE.
La perizia super-partes che dovrà far luce sulle cause della tragedia di Cancia, avvenuta nel Comune di Borca di Cadore, nella notte tra il 17 e il 18 luglio 2009, è stata affidata al professor Leonardo Cascini, ordinario di geotecnica presso la facoltà di Ingegneria all'Università di Salerno.
L'incarico è stato conferito al perito, ieri mattina, dal giudice delle udienze preliminari Giorgio Cozzarini, dopo che all'udienza del 14 dicembre scorso, accolse la richiesta di alcuni difensori di approfondire la consulenza del pubblico ministero Simone Marcon con una perizia super-partes.
In altre parole, secondo alcuni difensori, sarebbero mancati dei giudizi tecnici, nella consulenza del pm, che solo degli ingegneri avrebbero potuto dare. Il professor Cascini ha chiesto sei mesi di tempo per portare a termine la perizia.
Per questo motivo il gup Cozzarini ha fissato per il 19 settembre la data della discussione in aula della perizia. Com'è noto sono sette le persone finite alla sbarra con le accuse di disastro colposo e di omicidio colposo plurimo per la morte di Giovanna Belfi e Adriano Zanetti, madre e figlio. Nella tragedia furono danneggiate decine di abitazioni della frazione di Borca di Cadore, a causa del crollo, dopo un violento temporale, del bacino di contenimento dei detriti provenienti dall'Antelao.
Nell'elenco degli imputati, ci sono Sandro De Menech, progettista del bacino di contenimento, Ermanno Gaspari e Alvise Lucchetta, chiamati in causa come responsabili dell'ufficio regionale del Genio civile, l'ex sindaco di Borca Massimo De Luca ed il responsabile dell'ufficio tecnico del Comune Vanni De Bona, Antonino Buttacavoli e Luigi Asciutto, direttore tecnico e capo cantiere della "Chinnici", la ditta che si aggiudicò l'appalto dei lavori per la costruzione del bacino di contenimento crollato (difesi dagli avvocati Anna Casciarri, Franco Tandura, Anna Coletti, Sandra Constantini, Francesco Mazzoccoli, Luigi Ravagnan e Sandro De Vecchi).
Quella notte l'intera frazione di Cancia fu travolta da una massa d'acqua mista a ghiaia, che era tracimata dal bacino di contenimento che sovrastava a pochi metri di distanza la loro abitazione. La melma penetrò attraverso porte e finestre delle abitazioni. Fu un inferno di acqua e ghiaia. Un mix letale che danneggiò numerose case.
Tutte quelle che si trovavano sotto il bacino artificiale tracimato e crollato per la forza d'urto di oltre 20.000 metri cubi di acqua e ghiaia. Un effetto domino che provocò, nelle ore successive alla tragedia, l'evacuazione di molte case. Le accuse formulate dal pm Marcon sono diverse. Gli invasi di contenimento dei detriti avrebbero avuto sistemi di drenaggio e smaltimento dell'acqua del tutto inefficaci. Le gabbie metalliche che li circondavano sarebbero state instabili, poco resistenti e fatte con materiale scadente. Il bacino di contenimento principale non sarebbe mai stato collaudato. Ed, inoltre, il sistema di allarme che avrebbe dovuto segnalare eventuali frane era fuori uso.
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