Frana distrugge il cantiere sul Rusalpel
CIBIANA. In questo caso è venuta giù anche la diga. Colpendo, per fortuna, solo un cantiere, né case né strade. Ma Cibiana e Valle di Cadore lo vivono come un dramma. Nella notte tra mercoledì e giovedì, a seguito di un forte temporale che si è sfogato all’improvviso, dal monte conosciuto come “Sass de Mesdi’”, Monte di Mezzogiorno, a valle del paese dei murales, si è staccata una parete.
Si tratta probabilmente 10 mila metri cubi di limo, melma, sassi e rocce. Il materiale è stato raccolto da un sottostante torrente, il “Rusalpel”, affluente del Rite, che scende fino al lago di Valle. In questo modo si è formata un bastione che ha raccolto tutta l’acqua ed il fango in arrivo.
Ad un certo punto il tappo è saltato ed è successo il finimondo sul posto e per centinaia di metri sottostanti. La valanga ha travolto anche il cantiere della “Tecnimpresa” di Belluno che sta costruendo una centralina idroelettrica per conto dei Comuni di Cibiana e Valle di Cadore, 3 milioni di euro di investimento per la produzione di 2 milioni e mezzo di kilowatt l’anno.
La massa fangosa ha travolto la struttura del cantiere ed ha inghiottito un camion lasciato sul posto dai lavoratori. Nessun danno, invece, per l’escavatore che era stato dislocato ad una breve distanza. L’emergenza si è fortunatamente verificata di notte, quando nessuno lavorava sul sito, dove operano 5 operai. I lavoratori si sono presentati la mattina successiva ed hanno trovato un piccolo deserto, “esattamente come a Longarone, nel 1963”, ammette Fabrizio Zandanel, tecnico della sicurezza, già vicesindaco di Cibiana.
«Non voglio fare paragoni impropri, qui non ci sono stati danni umani né, sostanzialmente, materiali, a parte il camion e le altre strutture del cantiere, ma nella sua dinamica l’evento è stato analogo».
I dipendenti dell’impresa si sono posti subito al lavoro per recuperare il poco che sono riusciti a trovare e la loro intenzione è di rimettersi subito all’opera per proseguire il cantiere. L’impianto di captazione dell’acqua non ha subito grossi danni. Si tratta, piuttosto, di ripulire l’alveo del corso d’acqua e quella parte del torrente Rite che ha ricevuto altri materiali.
«Quel che sorprende è che il “Rusalpel” ha una portata limitata, il più delle volte va addirittura in secca, quella notte, invece, si è comportato da fiume in piena», rileva ancora Zandanel.
L’acqua che scende dai due corsi viene raccolta da una condotta di 4 chilometri e mezzo che finisce nella centralina vicina al lago, dove viene trasformata in energia. La struttura è in parte già funzionante e Cibiana vi ricava 70 mila euro l’anno. La captazione sul “Rusalpel” ha lo scopo di ampliare la portata.
Secondo l’ex vicesindaco, le opere di messa in sicurezza straordinarie, realizzate nei mandati dei sindaci Guido De Zordo ed Eusebio Zandanel hanno permesso di incanalare le acque senza creare danni collaterali. «Se non avessimo costruito quelle opere idrauliche, oggi Cibiana lamenterebbe un sacco di danni e probabilmente vi sarebbero anche degli sfollamenti». La conferma arriva anche dal tecnico municipale, Mauro Pupulin.
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