Franceschi, una testimone nei guai per la deposizione
CORTINA. Tanti «non ricordo» o «no, non è andata così». Ecco perché l’allora procuratore Francesco Saverio Pavone aveva chiesto la trasmissione degli atti della deposizione di Stefania Zangrando per falsa testimonianza, durante il processo al sindaco ampezzano Andrea Franceschi, al vice Enrico Pompanin, all’assessore Stefano Verocai e all’imprenditore nel ramo rifiuti Teodoro Sartori per la vicenda dell’appalto per la raccolta, dalla quale erano nate le accuse di turbativa d’asta, tentata violenza privata e abuso d’ufficio; e per la vicenda degli autovelox con le minacce a pubblico ufficiale. L’architetto ampezzano, oltre che ex componente della commissione urbanistica integrata del Comune, è stata rinviata a giudizio dal gup Sgubbi, su richiesta del pm Gallego. La donna, che era accompagnata dagli avvocati Conte e Godina, ha chiesto di essere giudicata secondo il rito abbreviato, già fissato per il mese di luglio.
Il procedimento si svolgerà sulle carte della procura, senza bisogno di ascoltare testimoni: in caso di condanna, l’imputata avrà lo sconto di un terzo sulla pena.
Imputata nello stesso processo Franceschi, Zangrando ne è uscita con l’assoluzione passata in giudicato nel primo rito abbreviato del 2014, quando è stato assolto anche il vigile Alessandro Di Leo, mentre è stato condannato a otto mesi l’ex assessore Luca Alfonsi. Poi la Zangrando avrebbe potuto rifiutarsi di testimoniare, considerato che vive con uno degli imputati, ma ha scelto di parlare. Era chiamata a rispondere del periodo più caldo dei controlli stradali fatti dalla polizia municipale guidata da uno dei due grandi accusatori di Franceschi, l’ex comandante Nicola Salvato. Zangrando e il compagno Verocai sono stati tra i più accesi detrattori di Salvato, più di Franceschi, con continue pressioni per la rimozione degli autovelox e degli etilometri dalle strade di Cortina, circostanza che la donna ha spiegato come inevitabile conseguenza delle lamentele del paese. I “si mormora” però non bastano in un’aula di tribunale e, all’incalzare della procura, Zangrando ha affermato che certi toni accesi andavano letti nel contesto di comunicazioni più ampie.
La pioggia di multe doveva danneggiare Franceschi e conservare il posto di Salvato, che con il sindaco in carica sapeva di non avere più feeling. In questo contesto, Zangrando ha inserito tutte le lamentele, le telefonate e i messaggi scambiati a proposito di Salvato, negando però di aver pronunciato o di aver sentito Verocai e Franceschi dire le frasi più minacciose e ingiuriose. È qui che la procura ha chiesto gli atti, per procedere: ieri è stato fissato il processo per falsa testimonianza.
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