Frane e ponti crollati chiusa la strada militare
ROCCA PIETORE. Ponti crollati e frane: chiusa a Rocca Pietore la vecchia strada militare Digonera - Col Dadaut. Era stata recuperata nel 2004 grazie ad un progetto Interreg con una spesa di 500 mila euro. Dopo 12 anni è tutto da rifare. Il consigliere comunale Carlo Bernardi: «L'amministrazione sta pensando come ripristinarla. Si potrebbe creare uno splendido tracciato per le mountain bike, ma ci sono punti critici dove è difficile mettere in sicurezza la strada a causa di slavine e frane».
A far scoppiare il caso le eloquenti fotografie postate su facebook da Roberto Pauletti, l’allenatore del Cavarzano, che durante una delle sue frequenti escursioni nella zona a confine tra il comune di Livinallongo e quello di Rocca Pietore (la mamma è originaria di Davedino) ha documentato lo stato di abbandono in cui versa la strada silvo pastorale Digonera - Col Dadaut, in comune di Rocca Pietore. Il percorso era una vecchia strada militare risalente alla Prima Guerra mondiale costruita dal Genio militare italiano nel 1916, su progetto di Alberto Alpago Novello. La strada termina sui Monti Alti di Ornella, in comune di Livinallongo e serviva appunto alle truppe italiane per portare uomini e mezzi sul versante del fronte opposto al Col di Lana. Dopo 4 Km circa da Digonera si arriva a a Col Dadaut, dove si trovano postazioni e gallerie della Grande Guerra.
Per questo la strada fu oggetto di un progetto di recupero finanziato con il programma interreg Italia - Austria 2000 - 2006 che aveva messo a disposizione alcuni milioni di euro per il recupero, tra l'altro, delle trincee e postazioni sul Col di Lan. Per la strada Digonera - Col Dadaut furono spesi ben 500 mila euro. Il progetto era stato coordinato dalla Comunità Montana Agordina; le opere invece furono realizzate dai Servizi Forestali Regionali. Il Comune di Rocca Pietore aveva collaborato dando il supporto dell'ufficio tecnico comunale. Tra gli interventi, oltre alla sistemazione della carreggiata (ma solo per il passaggio pedonale), fu prevista anche la realizzazione di tre ponti in ferro per superare altrettanti punti critici in prossimità di alcuni canali dove si convogliano le acque in occasione di temporali. In inverno da lì si scaricano delle enormi slavine. E proprio le salvine, appena due anni dopo l'inizio dei lavori, distrussero completamente i tre ponti in ferro, sradicandoli letteralmente dagli ancoraggi nel cemento. Siccome i lavori erano ancora in corso, le strutture furono recuperate durante l'estate con l'elicottero ed i ponti rifatti poi nella stessa posizione. Ma come la prima volta, dopo pochi anni, in particolare durante l'inverno 2013 - 2014, furono di nuovo travolti e resi inagibili dalle valanghe. Vista la situazione di pericolo per quanti volessero avventurarsi lungo quel sentiero, il Comune di Rocca Pietore ha emesso un'ordinanza di chiusura e posto le relative tabelle all'imbocco del percorso. Impossibile, a questo punto, non evidenziare lo spreco di denaro pubblico, come ha fatto su facebook lo stesso Pauletti davanti a tanto scempio.
«Purtroppo» cerca di spiegare il consigliere Bernardi «in quei progetti non era prevista la manutenzione. Lo stesso succede sul Col di Lana. Ma lì c'è più passaggio e ci pensa la Lia da Mont».
Ma se si sapeva dei problemi geologici e di pericolo valanghe, viene da chiedersi perché si è voluto lo stesso realizzare quell'opera. «Non me la sento di criticare chi ha fatto i progetti» continua Bernardi. «L'idea era quella di realizzare un percorso ad anello attraverso la montagna di Laste che oggi potrebbe essere sfruttato per le mountain bike. La questione è all'attenzione dell'amministrazione e si potrebbero sfruttare i fondi del Psr per finanziare il ripristino. Però le problematiche tecniche da superare in prossimità di quei ponti sono effettivamente grandi».
Lorenzo Soratroi
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