Frode fiscale, denunciato anche un bellunese

C’è anche un bellunese tra le 23 persone indagate dalla Procura della repubblica di Brescia nell’ambito di una inchiesta per associazione a delinquere, dichiarazione fraudolenta mediante fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Guardia di Finanza
Guardia di Finanza

BELLUNO. C’è anche un bellunese tra le 23 persone indagate dalla Procura della repubblica di Brescia nell’ambito di una inchiesta per associazione a delinquere, dichiarazione fraudolenta mediante fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Sono questi i capi di imputazione rivolti ai 23 indagati, mentre le imprese coinvolte sono 21. La Guardia di Finanza di Gardone Val Trompia, che ha condotto le indagini, ha quantificato in 30 milioni di euro l’evasione fiscale, fino a questo momento accertata.

L’operazione è stata chiamata “Acquario”, dal nome della costellazione, perché è proprio una “costellazione” quella scoperta. Tutto parte dalla verifica nei confronti di una ditta di autotrasporti bresciana, da cui è emerso un sistema illegale incentrato sull’utilizzo di imprese “missing trader” sia italiane che estere che hanno avuto la duplice funzione di documentare ad aziende italiane acquisti di metallo che queste ultime effettuavano senza documenti fiscali da altri operatori economici nazionali e ricevere, a fronte della falsa fattura emessa, il bonifico relativo. In sostanza le imprese cedevano scarti metallici direttamente a chi li utilizzava e pagava, senza emettere fatture. Questi ultimi annotavano le fatture ad altre imprese, sia all’estero che in Italia che non versavano alcuna imposta. Il ricorso a società estere consentiva di monetizzare le false fatture e riportare in Italia il denaro senza passare attraverso la rete del sistema antiriciclaggio nazionale.

Il bellunese denunciato, che vive a Belluno, aveva un ruolo di prim’ordine in questo meccanismo occupandosi di gestire direttamente le società per conto dell’associazione. Per scoprire l’inghippo la Procura di Brescia si è coordinata con l’Agenzia dell’Unione Europea Eurojust, con sede in Olanda, e con le autorità di Slovenia, Ungheria e Romania.

Cento militari della Guardia di Finanza bresciana, con una unità cinofila cash dog del gruppo Malpensa, hanno effettuato 37 perquisizioni in Italia, presso abitazioni, studi, aziende nelle province di Brescia, Belluno e Pordenone. Nello stesso tempo le forze di polizia dei Paesi esteri hanno eseguito perquisizioni in Slovenia, Ungheria e Romania.

Ci sono stati anche dei sequestri di materiale, come apparecchiature informatiche, di documentazioni amministrativo - contabile, e di denaro contante (770.000 euro) ritrovato in una cassetta di sicurezza bancaria. Ora gli inquirenti dovranno analizzare la mole di documenti sequestrati per quantificare in modo completo il valore dell’evasione fiscale.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi