Fuga dal tribunale di addetti comunali aspettando rinforzi

Pavone: «Stanno per salutarci un’ex vigilessa e i custodi» Speranze in un decreto legge: «Chissà che qualcuno arrivi»
Di Gigi Sosso
In tribunale a Belluno si e' concluso il primo grado del processo all'ex promotore finanziario trevigiano accusato di truffa ai danni di una quarantina di risparmiatori
In tribunale a Belluno si e' concluso il primo grado del processo all'ex promotore finanziario trevigiano accusato di truffa ai danni di una quarantina di risparmiatori

BELLUNO. Niente di personale. Ma tra il palazzo di giustizia e Palazzo Rosso qualche ruggine c’è. In particolare, tra la procura della Repubblica e i dirigenti comunali che si occupano del personale al lavoro tra le vie Segato, dove c’è il tribunale e Volontari della Libertà, il regno dei magistrati inquirenti. Già l’organico è in sofferenza per il 40 per cento, ci mancava solo che a fine mese un’ex vigilessa che stava operando come agente di polizia giudiziaria tornasse in Comune. Non solo: c’è la possibilità che non durino molto nemmeno i due custodi al piano terra. Sono allo sportello appena dopo il metal detector, che da qualche settimana è sorvegliato da una guardia giurata privata: «L’ex vigilessa ha presentato una regolare domanda di trasferimento ed è stata accontentata», sottolinea il procuratore capo Francesco Saverio Pavone, «dopo il pensionamento di Santi Tiano, ci ritroveremo con un’altra persona in meno e già siamo in difficoltà. Questa dipendente aveva fatto anche da segretaria al sostituto procuratore Katjuscia D’Orlando, prima di passare a un altro incarico e non potremo più contare su di lei: torna in Comune. E il pubblico ministero Paolo Sartorello sta lavorando con delle persone che dovrebbero fare altro».

L’emergenza riguarda i custodi. Quelli che materialmente tengono aperto il palazzo di giustizia: «Il rischio è che abbiano lo stesso destino», riprende Pavone, «se non a settembre, alla fine dell’anno. Dovesse succedere, dal primo gennaio, ci ritroveremmo nell’impossibilità di tenere aperto il tribunale. Eppure i soldi dal ministero arrivano, tanto è vero che due vigilesse si sono viste corrispondere una cifra sui 200 mila euro. Non c’è niente di gratuito nel lavoro che svolgono qui dentro alcuni dipendenti comunali, anche se so di dirigenti di palazzo Rosso che rumoreggiano, perché vorrebbero riaverli lì. Noi rischiamo di ritrovarci in un guaio molto pesante, a meno che non ci siano novità nelle prossime settimane».

Il paracadute può essere il decreto legge 83 del 27 giugno, quello che prevede l’assunzione in tutta Italia di 2000 addetti alla giustizia: «Aspettiamo che venga convertito in legge, dopo di che la speranza è che più di qualcuno faccia domanda per venire a lavorare a Belluno. Qui c’è posto e, con la fame di occupazione che c’è in giro, dovrebbe essere una sede appetibile. Non nascondo che noi abbiamo un gran bisogno di gente che risollevi il nostro organico, avendone naturalmente i titoli. Aspettiamo buone notizie da questo punto di vista», conclude Pavone, «perché i numeri sono sempre più risicati e difficilmente gli addii sono rimpiazzati da qualcun altro».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi