FUGA DAL VENETO Referendum: dai parlamentari dubbi e promesse

«L’iter sarà lungo e difficile, ma garantiamo tutto il nostro impegno». Nonostante le sfumature, i parlamentari bellunesi usano più o meno le stesse parole sul referendum per l'annessione al Trentino Alto Adige
BELLUNO.
«L’iter sarà lungo e difficile, ma garantiamo tutto il nostro impegno». Nonostante le sfumature, i parlamentari bellunesi usano più o meno le stesse parole sul referendum provinciale e tutti hanno una proposta coerente con l’autonomia bellunese da rispolverare.

I dubbi maggiori arrivano da Franco Gidoni, deputato della Lega Nord: «Prendo atto del voto del consiglio provinciale e delle perplessità, anche da parte di chi ha promosso il referendum. Non sarà una cosa facile e io sono perplesso come lo è il presidente della Provincia Bottacin, basti pensare alle 50 mila firme raccolte dalla Lega nel 1999. Se vogliamo pensare che in questo modo si riaccendono i riflettori su Belluno bene, ma sulla reale realizzazione ho dei dubbi, perché ci sono iniziative come quella di Vaccari che non raccolgono l’appoggio del Parlamento. Ci vuole una riforma costituzionale, con il 75% dei voti, Pd e Pdl li avrebbero, chiedete a loro perché non ci stanno, dite alla Bettiol che contatti Bersani. La Lega c’è, ha condiviso la sua posizione ai massimi livelli, ma gli altri?».

Descrive una strada difficile anche il deputato del Partito Democratico Gianclaudio Bressa: «Sono convinto che il referendum sia un’azione importantissima per mettere di fronte alle proprie responsabilità chi può fare qualcosa per l’autonomia di Belluno, prima la Regione e poi il Parlamento. Il referendum è una via molto difficile, l’iter è complesso, ma sarà uno strumento di pressione straordinaria per una causa che non può più essere disattesa. Subito si potrebbe attuare il terzo comma del 116 Cost (fatto da Bressa, ndr), ma in Regione non vogliono per non scontentare altri».

Il senatore della Lega Nord Gianvittore Vaccari ricorda la propria iniziativa legislativa per l’autonomia di Belluno, come Trento e Bolzano: «Mi sento coinvolto positivamente dal voto del consiglio, perché il referendum chiede la stessa cosa che chiedo io. In consiglio ha votato anche il centrosinistra e spero che ci sia coerenza anche in Parlamento. In questo momento il quadro politico è frammentato per una riforma costituzionale in 4 letture, ma la compattezza tornerà, l’importante ora è approvare il federalismo, che sarà base fertile per tutto».

Per il senatore del gruppo misto, Maurizio Fistarol, il voto del consiglio: «Era un atto dovuto, adesso il problema è rendere produttive l’iniziative e le firme. Quanto successo può aiutare a rimettere sotto i riflettori Belluno, ma visti i precedenti c’è poco da essere ottimisti. Il fatto è che, se si arriva al referdnum, la questione si complica e sarà senza ritorno: un territorio che se ne vuole andare è un macigno. La politica deve fare qualcosa subito, prima del referendum. Basterebbe calendarizzare la proposta di legge costituzionale della Lanzillotta, che dà a Belluno e alle altre province montane simili competenze esclusive. Senza dimenticare la tendenza a ridimensionare i privilegi degli Statuti speciali, non attacchiamoci a un carro che potrebbe fermarsi».

Aspetta l’esito del voto referendario, ma assicura subito il suo impegno, il deputato del Pdl Maurizio Paniz: «Il voto in consiglio è l’epilogo di un percorso che vede Belluno affermare una volta di più il diritto a un trattamento conforme a quello delle province confinanti. Io sono contrario alla secessione dei singoli comuni, ma fui il primo nel 2005 a lanciare il referendum provinciale, che mantiene l’unità. Non importa in quale Regione saremo, ciò che conta è mantenere la provincia unita e con il massimo possibile».

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