Funerali di Miotto, i genitori: "Eroe vero, esempio per i giovani"

''Tu sei l'eccezione - hanno sottolineato - non la normalità, tu sei l'eroe vero non un eroe falso come quelli mercificati. Sarai un esempio per i giovani''. Ritoccata la foto di Matteo con la bandiera
THIENE. Con un breve messaggio del vescovo di Padova Antonio Mattiazzo, una lettera della famiglia letta da un padre cappuccino e una canzone di Franco Battiato cantata da Nicola Varo, cugino di Matteo, si sono conclusi nel Duomo di Thiene i funerali del caporal maggiore degli Alpini Matteo Miotto, ucciso il 31 dicembre in Afghanistan.


Particolarmente toccanti le parole dei familiari della giovane vittima che lo hanno voluto ricordare ''come un alpino vero''. ''Tu sei l'eccezione - hanno sottolineato - non la normalità, tu sei l'eroe vero non un eroe falso come quelli mercificati. Sarai un esempio per i giovani di oggi''.


Il feretro è stato accompagnato al cimitero di Thiene e prima della tumulazione ha fatto una breve sosta nel Santuario della Madonna dell'Olmo frequentato dal giovane alpino. Un applauso ha salutato l'uscita della bara dalla chiesa cosi' come un applauso aveva accolto le spoglie dell'alpino all'arrivo nel tempio cristiano. Monsignor Livio Destro, che ha celebrato la funzione religiosa, ha invitato la grande folla a non seguire al cimitero l'ultimo viaggio di Matteo Miotto, un ultimo atto che la famiglia vuole vivere in forma privata''.


''Arrivato in Afghanistan aveva meravigliato tutti citando don Gnocchi e dicendo 'ora dobbiamo stare in prima linea'''. E' il ricordo di Matteo, così come lo ha voluto sottolineare monsignor Livio Destro, vicario del vescovo di Padova, aprendo l'omelia dei funerali del giovane alpino celebrati nel Duomo di Thiene.


''Con il suo ottimismo - ha proseguito monsignor Destro - Matteo aveva contagiato i suoi compagni in quella terra ferita. Era il suo stile di vita da 'generoso cuore di alpino' che aveva ereditato dal nonno e mantenuto nelle sue frequentazioni nella parrocchia dell'Olmo di Thiene''.


Il celebrante ha definito ''timido, discreto, ma pronto ad agire'' il caporalmaggiore: 'Forse per questa sua disponibilità era così amato e stimato''. Richiamando le parole del Vangelo di Matteo che ricordava come nostro Signore affamato, incarcerato, nudo, aveva trovato cibo, libertà e vestiti dal suo prossimo, monsignor Destro ha sottolineato che questi sentimenti ''erano propri di Matteo che scrivendo ai suoi concittadini rilevava le differenze con gli afghani sempre però con molto rispetto''.


Il vicario vescovile ha quindi ricordato che in una tasca della mimetica che l'alpino vicentino indossava quando è stato colpito dal cecchino è stato trovato un piccolo presepio di legno intagliato in un ramo.


''Una piccola opera d'arte - ha detto il sacerdote - che Matteo custodiva gelosamente e chissà quante volte avrà guardato il volto del Bambin Gesù nei giorni di Natale dopo aver accarezzato il visi dei bambini afghani''.


Prima di iniziare la cerimonia liturgica lo stesso monsignore aveva sottolineato come la partecipazione di migliaia di persone ai funerali rappresentasse ''un abbraccio della città, della regione, di questa terra a Matteo per dirgli che siamo responsabili e che rispondiamo al Dio dell'amore''. ''L'eclisse è appena finita - aveva osservato il sacerdote - e dopo l'eclisse del dolore e della sua sofferenza il ricordo di Matteo ci dia la forza di reagire''.


La foto ritoccata
. Chiarita invece dall'esercito la polemica relativa alla foto ritoccata di Matteo con la bandiera italiana. Della foto esistono due versioni: una, diffusa dall'Esercito dopo la tragedia, senza lo stemma sabaudo al centro del tricolore; l'altra, data dai genitori, ha invece lo stemma. Secondo una nota dello Stato Maggiore dell'Esercito, fu lo stesso Miotto a inviare la foto senza stemma a corredo di una sua lettera.

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