Fuoco al mobilificio di Sedico: c’è la confessione

I carabinieri hanno scoperto chi avrebbe appiccato il fuoco e l’indagato ha ammesso le proprie responsabilità

SEDICO. Incendio alla Lamas: il colpevole ha confessato. Un 37enne di Sedico è stato individuato dai carabinieri e denunciato a piede libero. I militari l’hanno interrogato venerdì in caserma, ottenendo una totale assunzione di responsabilità. Il movente del fuoco appiccato nella falegnameria del negozio di arredamenti di via Belluno è di carattere economico, ma per il momento non si conoscono dettagli più precisi. Non si tratta di un ex dipendente, bensì di un conoscente del titolare dell’attività, Ezio Moretti. L’uomo ha dovuto affidarsi all’avvocato Nives Zanon, mentre la parte offesa si costituirà parte civile nel processo, in maniera da ottenere un risarcimento danni.

Danni che non sono ancora stati quantificati. In prima battuta non sembravano poi così gravi, un po’ per l’imperizia del reo confesso e un po’ per il prontissimo intervento di due squadre dei vigili del fuoco, oltre che del padrone di casa. L’indagato, che nel giro di poco tempo diventerà inevitabilmente imputato, ha acceso il fuoco nel piazzale antistante l’azienda, cercando di interessare una decina di bancali e scarti di produzione.

Nelle sommarie informazioni rese, avrebbe anche detto di averci ripensato, provando a spegnere l’incendio, ma non era già più presente sul posto quando le fiamme si sono sviluppate, rendendo necessaria una telefonata al 115, per sollecitare l’arrivo dei pompieri. In un secondo momento sul posto sono arrivati anche i carabinieri della vicina stazione, che fin da subito hanno imboccato la strada dell’incendio doloso e non casuale. Le indagini in proprio, unite a quelle successive coordinate dalla procura della Repubblica, hanno permesso di arrivare al presunto colpevole, che ha raccontato di motivi personali, di un presunto screzio alla base del gesto, che non ha causato feriti.

Nel corso delle indagini preliminari sono state svolte diverse attività di polizia giudiziaria, tra le quali una perquisizione nell’abitazione dell’indagato, durante la quale si è provveduto al sequestro degli abiti che l’uomo avrebbe indossato la sera di quel 20 settembre. Le analisi sugli indumenti permetteranno di stabilire se sulla stoffa è presente qualcosa che può essere ricondotto all’incendio.

Nell’immediatezza dei fatti non erano stati trovati inneschi o sostanze acceleranti, il che potrebbe rendere credibile l’ipotesi dell’azione sfuggita di mano e dagli effetti più gravi di quelli effettivamente voluti in un primo momento.

In ogni caso, non ci vorrà molto per completare gli accertamenti, anche sulla base delle immagini della videosorveglianza e scrivere il capo d’imputazione per le ipotesi di reato di incendio doloso e danneggiamento aggravato.

Seguirà il processo penale, nel frattempo Moretti ignora il motivo che può aver spinto questa persona ad accendere un fuoco e a provocare dei danni nella sua proprietà.
 

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