Furti nelle abitazioni l’Arma sgomina una banda di moldavi
BELLUNO. Sono stati ribattezzati gli stakanovisti dei furti, 26 in due notti, in abitazioni, ville e negozi in tutto il Triveneto, da Pordenone a Venezia, da Treviso a Belluno. Studiavano gli obiettivi – con mappe alla mano e appostamenti di notti intere – e i comportamenti di residenti e commercianti, per agire indisturbati. Per compiacersi, poi, curavano pure una rassegna stampa, articoli di giornali cartacei e on line, dove si parlava di loro.
Si erano fatti gli anticorpi pure contro gli inquirenti, con tanto di prontuario in caso di loro arrivo. Sembrava tutto perfetto: una vera e propria attività imprenditoriale, quella dei reati contro il patrimonio. Peccato che da tempo i carabinieri della stazione di Aviano in provincia di Pordenone li stavano pedinando e ascoltando. Fino a quando sono scattate le misure cautelari: quattro arresti, un fermo di polizia giudiziaria, sei denunce a piede libero, diverse auto poste sotto sequestro e una casa, di proprietà, requisita ai fini della confisca, per garantire un eventuale risarcimento alle vittime.
Una quarantina i furti addebitati alla banda di moldavi, ma molti altri potrebbero essere loro attribuiti, visto che l’indagine prosegue. Partivano, a rotazione, da Mestre e Spinea, agivano tra Pordenone, Udine, Treviso, Venezia, Belluno e Vicenza.
Il primo a cadere nella rete dei carabinieri di Aviano era stato, a gennaio, Mihail Cheptene, 23 anni, di Spinea, detenuto a Pordenone.
Il ventitreenne era considerato il braccio destro del “coordinatore-istruttore” e coscritto Marcel Cotet, clandestino domiciliato a Mestre, attualmente in carcere. I due sono accusati dei colpi a Travesio, Farra Vicentina, Tarcento e Castelcucco. Entrambi sono stati arrestati il 22 aprile scorso. Quel giorno era stata sottoposta a misura cautelare anche Nina Cheptene, 53 anni, di Spinea, per associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione. La donna, secondo gli inquirenti, si occupava dello smercio dei monili in oro e degli oggetti di ingente valore, tra cui un diamante di due carati del valore di 30 mila euro, recuperato e sequestrato in una gioielleria di Mestre, dove era stato portato per la vendita. Faceva parte del bottino rubato, il 26 dicembre 2012, in una villa di Castelcucco.
Per la ricettazione della refurtiva i ventitreenni si avvalevano di Sergiu Bereghici, coetaneo, di Spinea, sottoposto a fermo di polizia giudiziaria il 23 aprile scorso. Nel garage della sua abitazione sono state rinvenute biciclette (una già smontata e pronta per essere inviata con corriere in Moldavia), trapani, avvitatori, cesoie, taglia lamiere, bulloni, antifurto per auto, tabacchi, tutto materiale rubato in abitazioni della provincia di Venezia e in alcune ditte dell’Alpago, Trichiana e Limana.
Nel frattempo l’indagine proseguiva e i carabinieri, con il passare dei mesi, hanno attribuito, a vario titolo, la paternità di ulteriori furti ad altri sei moldavi. I denunciati sono Ion Trofin, 27 anni, clandestino, Roman Oleinicov, 22 anni, Elvira Ahmedova, 19 anni, e la coetanea Victoria Godzin, nonché Alexei Dodi e Ionut Daniel Ene, tutti residenti a Venezia Mestre, sospettati di colpi in abitazioni e negozi (bottino denaro, generi alimentari e automobili), tra aprile e giugno 2013, tra Venezia e Treviso. Denunciata anche Mihaela Stoica, 26 anni, domiciliata a Mestre, compagna di Cotet e attualmente in Moldavia.
Il giudice, infine, ha disposto il sequestro conservativo di una villetta in via Mazzini, a Spinea, di proprietà di Mihail Cheptene che, in caso di condanna, servirà per garantire i risarcimenti alle vittime dei furti. In provincia di Belluno la banda moldava sembra aver colpito in tutta la Valbelluna, tra Trichiana e Limana, in Alpago e anche in valle di Zoldo.
Enri Lisetto
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