Furto nella casa del carabiniere: è assolto

Carlo Manfroi è uscito pulito dalla vicenda che lo vedeva imputato per l’irruzione in un appartamento
Di Gigi Sosso

CENCENIGHE. Non è stato Manfroi. L’agordino che era stato accusato di aver rubato nella casa di un carabiniere di Cencenighe, sotto il muso di un rottweiler da una settantina di chili, è stato assolto dal giudice Berletti, perché il fatto non sussiste. È la soluzione del processo per furto in appartamento, che aveva prospettato l’avvocato difensore Dalle Mule, alla fine di un’arringa appassionata ed evidentemente convincente. Toni più pacati da parte del pubblico ministero Gulli, che invece aveva terminato la propria requisitoria con la convinzione della colpevolezza dell’imputato e la conseguente richiesta di condanna a un anno di reclusione e 400 euro di multa. La camera di consiglio non è durata neanche tanto e le motivazioni del verdetto saranno disponibili tra esattamente due mesi. Grazie alla loro lettura, si capirà il motivo preciso dell’assoluzione, per il momento bisogna accontentarsi.

Carlo Manfroi era stato accusato di aver sfondato una portafinestra del salotto dell’abitazione del militare con il grado di appuntato, nella frazione di Chenet, e di essersene andato con bigiotteria, telefoni cellulari, macchina fotografica, videocamera e più di cento euro in contanti. I sospetti si erano concentrati su di lui, ma l’istruttoria del processo l’ha completamente scagionato, anche per un dettaglio tutt’altro che irrilevante: i vetri sono stati ritrovati all’esterno della portafinestra e non all’interno. Quanto all’imponente quadrupede domestico, tutti i testimoni hanno garantito che non era stato sedato. Semplicemente non ha opposto un’eccessiva resistenza, a parte il fatto che, visto come è andata a finire, la difesa non è poi tanto sicura che il furto denunciato sia davvero avvenuto.

La padrona di casa lavora in un negozio di alimentari di Cencenighe e ha visto il futuro imputato lo stesso giorno dei fatti contestati. Era andato nel negozio a fare la spesa, ma a sentire lei soprattutto per crearsi un alibi. Le ha anche detto di aver visto un uomo tra i 25 e i 30 anni con i capelli ricci allontanarsi dal giardino: «Vuoi vedere che ti hanno rubato in casa?», le ha detto, e le ha chiesto più volte se aveva dei sospetti su qualcuno. Il processo ha stabilito che Carlo Manfroi non ha responsabilità per l’accaduto, ma una volta lette le motivazioni la procura potrebbe sempre impugnare la sentenza di primo grado e portarla di fronte alla Corte d’Appello di Venezia.

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