G20, i manifestanti vogliono l’amnistia Stallo dei processi a due anni dai cortei

Il processo a Fabio Vettorel non è mai più ricominciato Maria Rocco è in attesa della data della prima udienza



G20, tira aria di colpo di spugna, di amnistia. A quasi due anni dai disordini al vertice internazionale di Amburgo, non c’è un’udienza fissata per Fabio Vettorel, tanto meno per Maria Rocco. I due attivisti feltrini, che erano stati arrestati dalla polizia tedesca insieme ad altri 200 manifestanti la mattina del 7 luglio 2017, sono tornati a casa da tempo, dopo un periodo più o meno lungo di carcerazione preventiva, e non hanno più saputo niente.

Nessuna comunicazione dagli avvocati Heinecke e Timmermann, che finora avevano dovuto difendere solo Vettorel, davanti al Tribunale dei Minori di Altona.

Il processo per disturbo grave della quiete pubblica, resistenza a pubblico ufficiale e lancio di oggetti pericolosi si è fermato il 27 febbraio dell’anno scorso, mentre si avviava verso una poco meno che scontata assoluzione perché il fatto non sussiste, quando il giudice Wolkenhauer è andata in maternità e non si è preoccupata di farsi affiancare da un altro magistrato togato e nemmeno di farsi sostituire da qualcuno. Era incinta di cinque mesi e sarà senz’altro diventata mamma, ma sul piano penale sarebbe tutto da rifare e di prove non ne è emersa nemmeno mezza.

L’imputato era solo vestito alla maniera antagonista, mentre girava per Rondenbarg, alla ricerca della strada per il campeggio autorizzato di Volkspark: in un video, lo si vede con una felpa dotata di cappuccio. Un abbigliamento comune, tra i giovani, eppure è rimasto detenuto per quattro mesi e mezzo nel carcere minorile di Hahnöfersand, fino al 27 novembre 2017 e probabilmente nessuno lo risarcirà mai.

Insieme a Vettorel, c’era Maria Rocco. Dopo la carica del reparto della polizia Blumberg, i due si erano fermati a soccorrere una ragazza rimasta ferita nel tentativo di fuga. Rocco collabora con lo studio legale Serrangeli di Feltre e garantisce di non aver ricevuto alcuna comunicazione dalla Germania. È stata per un mese nel carcere di Billwerder e, alla fine delle indagini, non ha mai saputo nulla del suo processo davanti al tribunale ordinario. Sa soltanto che è collegato a quello di Fabio Vettorel e questo non è strano. Il giorno dell’arresto indossava un foulard, come tante giovani donne della sua età.

Ci sono state delle condanne per gli scontri che sono stati documentati durante il summit amburghese, ad esempio il catanese Orazio Sciuto ha preso un anno, ma in seguito non si è più letto niente sulla stampa nazionale e internazionale. Vettorel e Rocco non hanno avuto notizie: la giustizia non dimentica e in Italia si dice che è lenta ma inesorabile, certo sono passati quasi due anni. —



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