Galli cedroni perseguitati dai fotonaturalisti

La Provincia lancia l’allarme e annuncia maggiori controlli.  A un esemplare staccate nei giorni scorsi alcune penne



Il rischio è di perdere una parte importante della biodiversità faunistica del Bellunese, non per colpa dei fucili, ma delle macchine fotografiche. Minacciati in particolare il gallo cedrone – specie a rischio estinzione – e il gallo forcello dal proliferare dei fotografi naturalisti che li importunano e dalla frequentazione eccessiva dei siti di riproduzione di questi animali. A un esemplare, qualche giorno fa sono state staccate persino alcune penne dalla coda.

A lanciare l’allarme è il consigliere provinciale delegato in materia di caccia e pesca Franco De Bon: «C’è un malcostume che va avanti. L’opinione pubblica in generale sottovaluta alcuni comportamenti che si vanno ad adottare in natura, qualche volta scambiandoli anche per attività ecologiche».

Il responsabile dell’ufficio faunistico Loris Pasa entra nel merito della problematica che sta emergendo sempre più frequentemente, soprattutto nel periodo primaverile (aprile e maggio in particolare), nelle arene di canto del gallo cedrone e del gallo forcello. «Con la diffusione dei social network, la conoscenza di questi luoghi, generalmente isolati, è diventata di pubblico dominio», spiega. «Ci troviamo ad avere numerose persone, che arrivano anche da molto lontano, attirate dalle possibilità di fotografare questi esemplari che nel periodo degli amori perdono la diffidenza nei confronti dell’essere umano e si lasciano avvicinare. Questo comporta un disturbo nel momento riproduttivo, che è il più delicato. Parliamo di specie che sono in grossa difficoltà, in riduzione in tutto l’arco alpino. E le aree in cui vivono si stanno spostando sempre più in alto».

Inoltre, per il secondo anno consecutivo, un gallo cedrone è stato investito da una macchina.

I fotonaturalisti si appostano anche in mezzo alla neve, posizionando dei piccoli capanni e delle tende per mimetizzarsi e scattare. Altri vanno liberamente, senza mascheratura. Ma se i maschi si lasciano avvicinare, le femmine scappano e il rischio è perdere la covata. Le zone interessate attraversano tutta la provincia, sopra quota 900-1000 metri, nella fascia dove finiscono le conifere e iniziano i pascoli.

Complici i social network, il fenomeno è diventato virale. La frequenza è quotidiana e gli animali spaventati si alzano in volo ogni volta, esaurendo le energie. «Il degrado fisico può portare addirittura alla morte e questo aspetto viene sottovalutato», ammonisce Danile Comiotto della Polizia provinciale. La volontà è sensibilizzare le persone al rispetto delle abitudini di questi animali, ma sarà intensificata anche la vigilanza. «Teniamo d’occhio il fenomeno», dice Comiotto, ricordando la norma che prevede una multa per il disturbo della selvaggina, che si può applicare in questi casi. La Provincia ha tutta l’intenzione di correre in difesa del gallo cedrone, una specie a rischio di estinzione.

«Nell’area Prealpina si parla di pochissimi esemplari, una stima potrebbe essere sui 200-300», spiega l’esperto Bepi Tormen. «Se sparisce il Cedrone dal Cansiglio, dal Visentin e dal Grappa, lo perdiamo per sempre. In molti casi ci sono fotografi che arrivano continuamente per tutto il giorno». —

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