Galvalux, azienda mondiale: nuovo stabilimento nel 2019
Pieve di Cadore. I 45 anni della Galvalux: fondata nel 1973 da Mario Da Prà di Lozzo e Angelo De Polo di Pieve. È la più importante industria sopravvissuta alla crisi dell’occhiale che negli anni 2000 ha investito il settore e fino all’inizio del secolo lavorava solo per le occhialerie. Oggi la sua esperienza serve per colorare gli accessori della pelletteria che alimenta la filiera dell’alta moda: il suo prodotto è di “artigianato industriale”: la Galvalux è anche l’unica che ha avuto il coraggio e la forza di restare sul territorio dov’è nata. Non è stato facile, ma i risultati hanno dato loro ragione: l’azienda originaria è di diritto tra quelle che hanno saputo aggiornarsi entrando a pieno titolo tra le industrie 4.0 e vive una fase di sviluppo continuo. Oggi l’assetto societario vede presenti oltre alla famiglia De Polo, Gianarcangelo Da Prà, Franco Miconi, Grazia Settin, Marino Tabacchi e Piero Valamssoi. Una delle anime dell’azienda è Angelo De Polo, fondatore e direttore.
De Polo, la Galvalux è poco conosciuta, nonostante sia un’attività che fornisce benessere a molte famiglie.
«È vero: sinora abbiamo ricevuto poca attenzione da parte di stampa ed enti. Il nostro è un lavoro riservato, anche se i nomi dei nostri clienti sono ormai internazionali, molto conosciuti nel mondo dell’alta moda. Questa situazione non è altro che la conseguenza del nostro comportamento, sempre defilato, anche per quanto successo con la delocalizzazione dell’industria dell’occhiale, dovuta al cambio delle strategie delle grandi aziende dal 2000 al 2008. La Galvalux è nata come azienda galvanica che si è sviluppata con lo sviluppo del distretto dell’occhiale cadorino. Uno sviluppo accompagnato dalla formazione di maestranze specializzate che nel tempo si sono sentite parte dell’azienda. È stato per questo che quando l’azienda ha subito una decrescita importante di fatturato, quando altre aziende simili hanno scelto di licenziare, la Galvalux ha deciso, seppur con grandi sacrifici, di mantenere il livello di occupazione. La direzione ha sempre considerato le maestranze una parte integrante del suo capitale».
Com’è stato possibile?
«Abbiamo dovuto elaborare una nuova strategia: da una parte mantenere le lavorazioni per occhiali da sole e da vista; dall’altra diversificare i settori mantenendo le produzioni di accessori-moda e occhiali. È iniziata così la seconda vita iniziata con la riconversione degli impianti per le nuove filiere: una operazione da 1.5 milioni di euro. Questo ha comportato la riorganizzazione della struttura aziendale, gestionale e produttiva. C’è stato pertanto lo sviluppo delle vernici ad acqua e di nuove applicazioni di vernici con un elevato miglioramento nella qualità. Ciò ha voluto dire la creazione di un laboratorio di ricerca per i prodotti e di controllo qualità, investendo 500.000 euro. La nascita del laboratorio ha comportato l’assunzione di laureati specializzati; la riorganizzazione ha fatto crescere i dipendenti dai 50 a 110. È arrivato così il riconoscimento della Galvalux quale partner tecnologico e produttivo specializzato, dai gruppi di alta moda mondiali».
Avete avuto aiuti da ditte esterne?
« Abbiamo acquisito la “Color Point” di Longarone che fa verniciature per occhiali in plastica. Sotto il nostro controllo, il suo personale è passato da 15 a 40, elevando il fatturato dagli 800 mila euro iniziali ai 2,5 milioni di oggi. Poi accordi con la M2 di Domegge e con altre aziende, portando i dipendenti del gruppo a 200».
Tuttociò nelle Dolomiti.
«Uno dei problemi che abbiamo risolto sono state le strade e la velocità dei rifornimenti e delle consegne. Oggi abbiamo un filo diretto con la Toscana, regione di riferimento per le grandi firme della moda, i nostri maggiori clienti. Ogni giorno un furgone parte dal Cadore e arriva a Firenze con gli articoli finiti e torna con quelli da lavorare. E abbiamo il 20% di lavoro con l’estero diretto».
Quale futuro per un’azienda così importante?
«Il primo obiettivo è l’ampliamento delle capacità produttive, da raggiungere attraverso lo sviluppo di soluzioni innovative applicate alla produzione, come l’automazione delle fasi produttive e l’informatizzazione. Inoltre sarà basilare il consolidamento del ruolo strategico nella filiera dell’accessorio con un collegamento informatico nella rete della filiera. Per questo stiamo raddoppiando gli spazi fisici, con un investimento di 5 milioni, dei quali 1,3 saranno spesi nel risparmio energetico. Investimento del quale andiamo fieri perché, grazie all’uso del gas, avremo un’aria pulita – indispensabile per la nostra produzione – e che ci consentirà di immettere nell’atmosfera solo il 10% delle emissioni attuali. Il nuovo stabilimento sarà produttivo dall’agosto 2019. E voglio ringraziare i dipendenti che, quando due mesi fa in fabbrica c’è stato un incendio, pur di non fermare produzione e consegne, hanno lavorato anche di notte senza guardare a orari e sacrifici». —
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