Gastroenterite, la causa non è l’acqua
Lo dicono gli esiti degli accertamenti sull’acquedotto della parte alta della Val di Zoldo. Il sindaco: «Non ci fermiamo qui»
BELLUNO. Non è l’acqua la causa delle gastroenteriti che hanno messo ko, per tutta la settimana appena trascorsa alcune centinaia di persone nel Bellunese.
Gli accertamenti microbiologici eseguiti dal laboratorio Arpav di Treviso su una decina di campioni d’acqua prelevati il 3 agosto scorso dagli acquedotti esistenti nella parte alta del comune di Val di Zoldo sono risultati, infatti, negativi. La risposta è arrivata ieri. L’acqua erogata risponde, quindi, al momento del prelievo, a quanto previsto dalle normative italiane. Resta però la raccomandazione di mantenere costantemente in linea il valore di cloro residuo libero.
Questi esiti, se da un lato tranquillizzano i residenti del comune zoldano e anche i turisti che in questi giorni stanno villeggiando in quelle località montane, non mettono però la parola fine all’epidemia che ha coinvolto centinaia di persone.
L’allarme era partito mercoledì scorso quando una quarantina di musicisti che avevano suonato a Tamburi di pace lunedì 31 luglio in località Palma nella parte alta di Val di Zoldo, si era sentita male finendo all’ospedale di Trento dove erano andati il giorno seguente per un altro concerto. Da qui decine e decine tra residenti e turisti si erano rivolti alle farmacie zoldane per contrastare la nausea e la dissenteria e in alcuni casi anche la febbre alta che era comparsa. Nei giorni seguenti altri casi sono stati riscontrati nell’alto Agordino e anche in Valbelluna e in comune di Belluno.
All’inizio della settimana, inoltre, anche diversi bambini ospiti del campeggio di Pralongo nella parte bassa questa volta di Val di Zoldo ha avuto gli stessi problemi di salute e anche una trentina di giovani villeggianti trevigiani ospiti della casa vacanza di Pecol. Insomma un’epidemia che ancora cerca la sua causa scatenante. A questo punto si potrebbe pensare alla diffusione di un virus o un batterio di una forma di gastroenterite magari amplificata dal caldo anomalo di questi giorni.
Il sindaco Camillo De Pellegrin, che in via precauzionale già mercoledì aveva avvisato le autorità competenti e affisso degli avvisi per vietare l’uso dell’acqua dell’acquedotto consigliandone il consumo solo dopo la bollitura, si dice da un lato sollevato che il problema non sia stato scatenato dall’acqua, come invece aveva ipotizzato l’Usl di Trento. Ma non si dice contento. «Dobbiamo comunque capire cosa ha causato questi malesseri che hanno colpito la popolazione zoldana e i suoi turisti. In questa vicenda voglio andare fino in fondo perché i cittadini meritano una risposta ai loro problemi di salute. Siamo intenzionati, quindi, a chiedere, se necessario ulteriori accertamenti da parte dell’Usl e capire se ci sono altre indagini in atto sul nostro territorio. È evidente che il nostro interesse è quello di tutelare la salute dei cittadini e l’immagine della Val di Zoldo, garantendo la qualità ambientale. Adesso, però, a maggior ragione visto l’esito degli accertamenti idrici, è necessario trovare cosa ha causato questi malesseri e lo faremo in tutti i modi. L’esito negativo dell’acqua non ci tranquillizza di certo».
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